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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 16:10.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2014 alle ore 18:33.

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Lo Sciacchetrà è un vino passito dolce, forse il più famoso tra i vini liguri, realizzato nelle Cinque Terre, in provincia di La Spezia.
Siamo nella Riviera di Levante, quella parte del territorio che va da Genova al Golfo della Spezia: una costa frastagliata, con scogliere a picco, insenature, baie e piccole spiagge.
La parte forse più bella e nota ai turisti di tutto il mondo è il tratto chiamato Cinque Terre, in cui si susseguono, come gemme incastonate nella roccia, i borghi di Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore.
Nel 1997, su istanza della provincia di La Spezia, le Cinque Terre sono state inserite tra i Patrimoni dell'Umanità dall'UNESCO.
I boschi che da sempre hanno ricoperto quella costa, nel corso dei secoli e grazie alla pazienza ed al sacrificio degli abitanti, sono stati trasformati in "cian", terrazzamenti per l'agricoltura, con orti, vigneti ed uliveti.
In particolare per quanto riguarda i vini, il microclima del territorio, la simbiosi che si crea tra il mare e la roccia, le carezze del vento ed il calore del sole, portano a caratteristiche e timbri di assoluta unicità.
Il nome Sciacchetrà sembra derivare da un antico termine con cui si indicavano le bevande fermentate: "shekar", mentre la tecnica del suo appassimento potrebbe essere stata introdotta a Riomaggiore nell'VIII° secolo a.C. da esuli greci.
Per la produzione dello Sciacchetrà si usano prevalentemente uve di Albarola, Bosco e Vermentino, ottenute da vigne spesso coltivate "alla greca", basse, in cui per la raccolta dei grappoli si deve stare in ginocchio sotto le pergole: tipica modalità di coltivazione delle zone molto battute dai venti.
Non bisogna naturalmente dimenticare, per completare il quadro, che alcuni dei vigneti sono raggiungibili dai viticoltori solo grazie al trenino a cremagliera.
Sacrifici e fatiche immani, che hanno portato Veronelli a definire quei vigneron "angeli matti" : il perchè "matti" è di facile intuizione, "angeli" per l'importante opera di salvaguardia del territorio e di impedimento alle frane fatta mantenendo i muretti a secco dei terrazzamenti, che modellano e contengono il terreno.
Nel corso dei secoli molti personaggi illustri hanno parlato dello Sciacchetrà, spesso in termini entusiastici: si pensi a Boccaccio, Petrarca, Giosuè Carducci, che lo descrisse come l'essenza di tutte le ebbrezze dionisiache, Giovanni Pascoli, Gabriele D'Annunzio ed il pittore Telemaco Signorini, tanto per fare dei nomi.
Oggi vi presento due di queste aziende di "angeli": Possa e Terra di Bargon.

Azienda Agricola Possa – Riomaggiore (SP)
Samuele Bonanini ha deciso nel 2004 di fondare la sua azienda agricola non solo per la passione per il suo lavoro, ma anche per dare un contributo personale, e perchè no, un esempio ai suoi coetanei, per la salvaguardia delle tradizioni agricole della sua valle.
Nella sua cantina, in parte ricavata nella roccia, è infatti dedicato uno spazio alla memoria contadina, grazie ad attrezzi e materiali salvati e recuperati, quegli attrezzi che per secoli sono stati indispensabili agli agricoltori delle Cinque Terre.
Samuele ha circa 2 ettari di vigneto, con cui produce 7-8.000 bottiglie, divise tra 5 etichette diverse.
Ho assaggiato il suo Sciacchetrà del 2010.

Sciacchetrà Possa 2010
E' ottenuto da uve Bosco all'80 %, Rossese Bianca al 10 % e da svariati altri vitigni autoctoni in minima quantità.
Le 690 bottiglie prodotte hanno una gradazione alcolica del 14 %.
La vendemmia è iniziata il 15 settembre 2010, con successivo appassimento per 2 mesi.
Dopo la vinificazione in acciaio, l'affinamento è in legno, per metà ciliegio e per metà pero, per circa 12 mesi.
Ottimo in abbinamento a formaggi stagionati ed erborinati, pasticceria secca e pandolce genovese.
Consiglio di farlo ossigenare prima, versandolo in un bicchiere adeguato, data la volatile tipica dello Sciacchetrà.
Nel bicchiere si presenta di color ambra, scuro ed intenso.
I profumi sanno di confettura e canditi, albicocca, pesca, agrumi, ma anche note speziate e silvestri.
Mi piace molto in bocca, sorretto da una buona nota acida, equilibrato ed elegante, con un finale che non si dimentica.
Prezzo in enoteca: 65-70 Euro

Terra di Bargòn – Riomaggiore (SP)
Roberto Bonfiglio e sua moglie, Alessandra De Cugis, hanno ufficialmente aperto la loro azienda agricola nel 2009, come regalo e progetto per i sessant'anni.
Il progetto vuole unire le competenze di Roberto, viticoltore da sempre con i suoi fratelli, nel solco del lavoro del padre, che, tornato dall'America, ha impiantato le vigne negli anni '30, e di Alessandra, milanese, che si occupa di cultura, linguaggio e comunicazione.

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