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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2014 alle ore 07:58.

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Ormai avrete rimosso, ma l'affermazione di David Foster Wallace in Italia è andata a rilento, et pour cause. Tanto per dirne una, il suo esordio, La scopa del sistema, pubblicato nel 1987 in patria, sarebbe apparso da Fandango nel '99. Forse ci vorrà uno sponsor importante che sbotti in prima pagina su Repubblica: «Sganciate questi benedetti 20 euro», ma ora un visionario sta vergando il capolavoro che arriverà sulla vostra scrivania fra dieci anni.

E allora fotografie su Instagram, canzoni dei Cani e l'entrata nel canone degli Illeggibili da Citare a Vanvera, insieme a Joyce, Proust e Fabio Volo (per motivi diversi). E voi? Calma. Grazie alle seguenti righe, quando il saputello di turno butterà lì un nome astruso per sminuire qualcuno («Non vale una riga di Tizio, ma chi lo tradurrà mai?»), voi saprete di che parla. Ecco una piccola guida a quattro ambiziosi volumi.
Diluvio universale con ospedale psichiatrico
The Children's Hospital, Chris Adrian,
McSweeney's Books 2006, 615 pp.

Bislacca storia in cui un ospedale pediatrico si trasforma in una sorta di arca di Noè alla deriva per un nuovo diluvio universale.
Ok, bislacca non rende l'idea. Protagonista una tirocinante menagramo che ha visto morire ex fidanzato e diversi famigliari ed è convinta di non potere amare più nessuno (salvo causarne la morte), più una serie di medici e infermieri, survivors della fine del mondo, bambini problematici e non (ne spicca uno che si nutre di sangue).
Il narratore sarà lei? Oppure onnisciente? Pusillanimi. A parlare sono alcuni angeli, quindi ogni capitolo ha un'icona che contrassegna la diversa voce narrante. Lo stile? Quando la protagonista vomita in preda alla nausea da maternità, Adrian scrive: «Un piccolo sbocco che secondo lei doveva avere la misura della parola "incinta"».
Tutto così. Un E.R. in salsa celestiale sognato da William Gaddis e intriso di spiritualità (però ironica) (però appassionata) (però scettica) (però fiduciosa).
Frase da Salotto (FdS): «Allegoria? Che ne sai se non hai ancora letto Adrian».
Tesi sull'esistenza di Dio
36 Arguments for the Existence of God, Rebecca Newberger Goldstein, Pantheon 2010, 528 pp.

Storia riassumibile in un seminario di sei mesi. Per il resto: un romanzo teologico? Sì, certo. Non si contano le digressioni, le storie, i dialoghi in cui si disquisisce del significato di Dio, dell'esistenza, dell'uomo. Non solo, avendo una formazione scientifica (in Italia è stato tradotto un suo libro su Gödel), l'autrice vi intreccia una serie di riflessioni matematiche. Insomma, tutto e di più. Si sprecano riferimenti a Gauss, Cabala, Auschwitz, numeri primi come angeli, Darwin, Nietzsche e via dicendo. Ma è anche un campus novel, fitto di gag sul mondo accademico, tutto invidie, arrivismo, idee-forza su cui costruire una carriera. Ma, aspetta!, anche un romanzo parodico, sulla falsariga di Pynchon. Tra i personaggi più potenti, il gigantesco Klapper, una specie di Harold Bloom invasato che dirige il dipartimento di Fede, Letteratura e Valori, con corsi tipo «The Sublime, the Subliminal and the Self». In appendice, Goldstein commenta davvero le 36 tesi sull'esistenza di Dio.

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