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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2014 alle ore 09:20.
L'ultima modifica è del 04 aprile 2014 alle ore 12:17.

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Un'immagine del film «The Special Need» di Carlo ZorattiUn'immagine del film «The Special Need» di Carlo Zoratti

Uno che già ci ha dimostrato che ha le doti per diventare grande anche dietro la macchina da presa è Rolando Ravello. Attore scoperto da Ettore Scola, già nei panni, in tv, di un Marco Pantani perfetto, arriva al suo secondo film da regista dopo il delizioso Tutti contro tutti, con Ti ricordi di me?. Una fiaba metropolitana d'amore e psicosi (Edoardo Leo è cleptomane, Ambra Angiolini una narcolettica), che sa maneggiare con cura, ironia e dolcezza. E questo pur non essendo, il film, una storia sua. Ha preso in carico, infatti, una piéce teatrale che per due anni ha riempito i teatri. Nell'adattamento cinematografico troviamo momenti felici e forti discontinuità. Ma alla fine si esce con gli occhi umidi e il sorriso, e tanto basta.

Le delusioni, infine, vengono dalla letteratura. Il pretore di Giulio Base denuncia l'impegno di tutti: del regista, dell'attrice che l'ha voluto con tutta se stessa (Sarah Maestri), del protagonista (Francesco Pannofino). Ma Piero Chiara rimane lontano anni luce, la farsa prende il sopravvento laddove c'era, nelle parole scritte, un sarcasmo sociale raffinato.

Per Divergent succede lo stesso: Veronica Roth qui diventa un alibi, invece di un trampolino. La società divisa in categorie, con i suoi outsider inclassificabili e un amore diverso, poteva essere un'occasione per fare grande intrattenimento e ottimo cinema. Il punto, però, è che Neil Burger non è mai capace di staccarsi dalle pagine di un'opera intelligente e già debitrice ad altre saghe di molto del suo immaginario. Così tutto rimane sottotono, dai grandi attori come Kate Winslet fino al racconto, mai avvincente. Sembra tutto ben fatto in Divergent, ma quando esci dal cinema cominci subito a dimenticarlo.

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