Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2014 alle ore 08:24.
L'ultima modifica è del 17 maggio 2014 alle ore 15:21.

Il Vin Santo del Chianti Classico è un antico vino passito, con origini antichissime, realizzato con tecniche tramandate oralmente di generazione in generazione, vanto dell'enologia toscana.
Se ne contano due diverse tipologie, il Vin Santo del Chianti Classico, realizzato prevalentemente con uve di Trebbiano Toscano e Malvasia ed il Vin Santo del Chianti Classico occhio di pernice, a base soprattutto di Sangiovese.
Tradizionalmente si produceva con i migliori grappoli appassiti su stuoie fino al raggiungimento di una percentuale zuccherina del 30-40 %. Dopo la spremitura il mosto veniva trasferito in caratelli di legno, da cui era appena stato tolto il Vin Santo: la feccia della produzione precedente è uno dei segreti per l'ottenimento di un buon risultato, tanto da essere chiamata "madre".
Si sigillavano quindi i caratelli, che venivano fatti invecchiare per almeno tre anni.
Per quanto rigurda l'origine del nome, è probabile che derivi dal suo uso durante la messa.
Vi sono però due antiche leggende, una senese ed una fiorentina, che meritano di essere raccontate.
A Siena si racconta che durante la Grande Peste del 1348 un frate francescano curasse i malati con il vino usato per celebrare messa: il popolo attribuì a questo vino proprietà miracolose ed iniziò a chiamarlo Vin Santo.
La versione fiorentina ci porta al Concilio di Firenze del 1439: il metropolita greco Giovanni Bessarione, bevendo del vin pretto, disse: "Questo è il vino di Xantos!", riferendosi probabilmente al vino passito greco di Santorini.
I suoi vicini di tavola, confondendo "Xantos" con 'santos', pensarono che per il metropolita quel vino fosse così eccezionale da poterlo definire "santo". Il vin pretto fu da allora chiamato Vin Santo.
Una variante della stessa storia racconta che Giovanni Bessarione usò la parola Xanthos (in greco significa giallo) parlando del vino.
Oggi presento i 2 tipi di Vin Santo attraverso le aziende Castello di Monsanto e Badia a Coltibuono
Castello di Monsanto – Barberino Val D'elsa (FI)
Nel 1960 Aldo Bianchi di San Gimignano, emigrato al Nord prima della Guerra, tornato in Toscana per un matrimonio, si innamora del Castello di Monsanto e dei paesaggi circostanti, tanto da comprarne la proprietà pochi mesi dopo.
Il figlio Fabrizio, con la moglie Giuliana, si dedica alla produzione vinicola: nuove vigne, ristrutturazione di casali, nuova cantina.
Nel 1992 si inaugura la galleria sotterranea di 300 metri, realizzata con tecniche medioevali, destinata allo stoccaggio dei fusti di legno, che collega le nuove cantine a quelle settecentesche del Castello.
Dal 1989 entra in azienda Laura, figlia di Fabrizio. Enologo è Andrea Giovannini.
Gli ettari vitati sono 72, per una produzione di 450.000 bottiglie, suddivise tra 9 etichette diverse. Ho assaggiato La Chimera.
Vin Santo del Chianti Classico La Chimera 1995
E' un uvaggio di Trebbiano Toscano e Malvasia del Chianti, entrambi al 50 %.
Gradazione alcolica del 15,5 %.
Le uve appassiscono sui graticci fino a fine gennaio.
Il mosto, dopo la pressatura e l'inizio della fermentazione, va nei caratelli di rovere, di capacità pari a 55 e 110 litri. Lì resta a maturare per 12 anni.
Nel bicchiere è di color ambra, estremamente scuro.
Al naso, dopo un sentore di smalto che scompare man mano che il vino si ossigena, è un trionfo di miele e confetture, fichi e datteri prevalentemente.
In bocca è semplicemente fantastico: elegante, possente, di grande struttura, emergono i sapori di confettura.
Si distingue per il suo retrogusto e la sua persistenza: lunghissima.
Prezzo in enoteca: 45-50 Euro Badia a Coltibuono – Gaiole in Chianti (SI)
Badia a Coltibuono, ovvero abbazia del buon raccolto, nasce nel 1051, quando i monaci dell'ordine di Vallombrosa iniziarono a costruire questo monastero. Furono proprio i monaci a piantare le prime vigne nella zona.
L'abbazia prosperò nei secoli, fino al 1810, quando, sotto il dominio napoleonico, i monaci furono obbligati ad andarsene.
©RIPRODUZIONE RISERVATA