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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2014 alle ore 08:47.

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Il potere dell'immaginario. Mai dal 2008 ad oggi, durante questi anni di crisi economica, l'arte contemporanea ha avuto tanto successo e seguaci. Aste, fiere e musei continuano ad attrarre compratori, collezionisti e visitatori appassionati. I linguaggi della contemporaneità riescono a muovere interesse e denaro oltre ogni aspettativa.

Le ultime aste di New York ne sono stata la conferma: battuti oltre 2 miliardi di dollari in opere, con prezzi eccezionali per la Pop Art storica e contemporanea e per l'Espressionismo Astratto. Così come da marzo a oggi le fiere Armory Show e Frieze a a New York e Art Basel a Hong Kong hanno attratto con scambi vivaci collezionisti da tutto il mondo. In attesa della 45esima Art Basel (19-22 giugno) il direttore, Marc Spiegler, spiega: «Oggi assistiamo a un mercato in rapida espansione, non solo in termini geografici, ma anche per numero di collezionisti con un'apertura verso nuove forme d'arte: film, performance, fotografia e installazioni». «C'è un allargamento e un approfondimento del mercato - riprende -. Siamo nell'era del collezionista "post-passaporto", non più legato alla propria nazionalità. Tutto si muove molto più velocemente, anche i collezionisti trascendono molto più rapidamente le loro inibizioni iniziali e sono più flessibili rispetto a quello che succede nel mondo».
«La domanda di arte si è polarizzata – racconta Pepi Marchetti Franchi, direttore della Gagosian Gallery di Roma – da un lato verso i giovani artisti, sui quali c'è una forte spinta speculativa, e dall'altro sugli autori consolidati, vere blue chips che mantengono e accrescono il proprio valore».

Il mercato, la speculazione e la finanziarizzazione dell'arte del presente sono solo una delle forme delle opere prodotte negli ultimi decenni, perché contemporaneamente sta crescendo la domanda dei visitatori di musei e spazi di contemporaneo, contestualmente a un impegno sempre maggiore del mondo privato e del no profit sul segmento.
Un'ancora di salvezza per un mondo che in Italia non ha mai avuto grandi risorse dallo Stato e dagli enti locali – fortemente concentrati sulla "grande bellezza" in gran parte da tutelare e restaurare – colpito ancor più duramente dalla crisi e dai conseguenti tagli. Il Decreto Cultura, appena varato dal Consiglio dei ministri, oltre a introdurre l'Art bonus per la manutenzione e il restauro dei beni culturali e per il sostegno degli istituti pubblici di cultura, attraverso il credito d'imposta (65% fino al 2015 e 50% nel 2016), le erogazioni liberali di persone fisiche e non profit (fino al 15% reddito imponibile) e imprese (fino al 5‰ dei ricavi annui), ripristina il finanziamento della cultura attraverso il 3% delle risorse aggiuntive previste per le opere infrastrutturali. Inoltre, rifinanzia il fondo per l'occupazione giovanile in ambito culturale (3 milioni per il 2015-16). Risorse che aiuteranno a rimettere in moto il patrimonio culturale, aprendo ai privati la possibilità di intervento.

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