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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2014 alle ore 08:19.

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Lo Stato moderno più che a un Leviatano – un mostro affamato di potere – assomiglia ad Augustus Gloop, il bambino avido de La fabbrica di cioccolato: viene punito dal suo stesso istinto profondo, ricevendo troppo di ciò che brama – troppi doveri, troppo potere. Ha bevuto troppo dal fiume di cioccolata.

La sovralimentazione è opera sia della sinistra sia della destra. L'indiziato principale è la sinistra, che ha ripetutamente reinterpretato i concetti di uguaglianza, fraternità e libertà per giustificare l'ingozzamento dello Stato. L'uguaglianza delle opportunità è diventata uguaglianza di risultati. La fratellanza è diventata diritto di tutti alle medesime prerogative, e non condivisione di responsabilità. E ciò ha finito per cambiare l'idea di libertà grossomodo nella direzione temuta da John Stuart Mill e Isaiah Berlin: la gente non la associa più alla libertà dall'interferenza altrui, ma alla libertà dai flagelli sociali come l'ignoranza o il bisogno.
Ci sono conseguenze pratiche. Molte delle cose che lo Stato fa male sono quelle in cui assume l'incarico di inseguire sogni impossibili. Meno riesce a raggiungere obiettivi impossibili, più ricorre a correzioni a livello micro per compensare i propri fallimenti. Esaminando il problema del perché tanti programmi di governo siano inefficaci o controproducenti, uno dei più grandi economisti del Ventesimo secolo, Ronald Coase, l'ha messa così: «Una ragione importante potrebbe essere che lo Stato al momento è così grande che ha raggiunto un livello di produttività marginale negativa, il che significa che ogni funzione addizionale che assume farà probabilmente più male che bene… Se si stabilisse un programma federale per dare assistenza finanziaria ai boy scout perché possano aiutare le vecchie signore ad attraversare gli incroci trafficati, potremmo stare certi che non tutto il denaro andrebbe ai boy scout, che alcune delle assistite non sarebbero né vecchie né signore, che parte degli stanziamenti sarebbe destinata a convincere le vecchie signore a non attraversare gli incroci trafficati, e che molte di loro finirebbero uccise perché si metterebbero ad attraversare in posti privi di supervisione dove per lo meno avevano il permesso di attraversare liberamente».

L'agenda progressista ormai si sconfigge da sola. Ogni nuovo dipartimento, programma o prerogativa di governo complica per lo Stato l'esercizio delle sue funzioni base. Quando le imprese private sono in espansione spesso riescono ad approfittare delle economie di scala. Per le attività pubbliche questo genere di risparmio è meno frequente – e i problemi di coordinamento e di sovraccarico burocratico sono molto più comuni in un settore che non affronta la sanzione naturale della perdita di clienti o del rischio di bancarotta. Il che ha spinto le politiche progressiste in una spirale viziosa: lo Stato si ingrandisce sempre di più perché gli elettori vogliono sempre di più, ma gli elettori perdono fiducia nello Stato appena comincia a pesare sulle loro vite, il che li spinge a chiedere ancora di più. Le stesse forze che guidano l'espansione dello Stato, allo stesso tempo minano la sua pretesa di autorità. Ciò crea un sentimento costante di frustrazione e paura. I cittadini temono che non avranno le pensioni o le cure mediche su cui da sempre avevano fatto affidamento.

Ma la sovralimentazione non è stata opera della sola sinistra. La destra è altrettanto colpevole di "Gloopismo". Guardate per esempio la crescita delle misure di sicurezza a seguito dell'11 settembre. Anche qui gli elettori erano d'accordo, volevano uno Stato più sicuro. E anche qui hanno sofferto, perché le loro aspettative non sono state soddisfatte. L'equilibrio tra libertà e sicurezza è cambiato drasticamente, in una maniera che potrebbe non aver aumentato la sicurezza, ma ha di certo diminuito la libertà. Fino a poco tempo fa si dava per scontato che i mali dello Stato di sicurezza fossero confinati "laggiù", a Guantanamo, ad Abu Ghraib, e alle extraordinary renditions. Ma le rivelazioni di due whistle-blowers, Bradley Manning e Edward Snowden, hanno mostrato un autentico Leviatano segreto, capace di archiviare più di novantadue milioni di documenti in un anno e di dare accesso ai files top secret a 1,8 milioni di persone, tra cui lo stesso Manning, un soldato ventenne di basso grado ed emotivamente instabile. Chi ne è responsabile? L'autorità per monitorare le conversazioni private dei cittadini americani (e non americani, come Angela Merkel) è stata accordata tramite ordini giudiziari segreti emanati da una corte segreta basata su un'interpretazione segreta della legge. C'è stata un'attività di controllo da parte di una Commissione del Senato – è stato riconosciuto ufficialmente – ma i politici che supervisionavano erano legati a ulteriori vincoli di segretezza: e il capo del servizio di intelligence americano non si è fatto problemi a mentire al Congresso quando gli è stato chiesto se lo spionaggio rivelato da Snowden fosse ancora in corso. Questo è sintomatico del sovraccarico dello Stato da sinistra e da destra. Nessuno sa esattamente che cosa sta succedendo. Ogni nuovo dipartimento statale, ogni nuovo programma governativo allunga e quindi assottiglia la capacità dei cittadini e dei loro rappresentanti di monitorare il comportamento dello Stato e di correggerne errori e abusi. Lo Stato è come una corporation troppo grossa – pensate alla ITT al suo apice, negli anni Sessanta – coinvolta in così tanti affari che i dirigenti hanno poco chiaro cosa stia succedendo ai piani bassi dell'organizzazione. Guardate il vortice di scandali intorno alla Casa Bianca di Obama, dal telefonino intercettato di Angela Merkel allo scrutinio speciale riservato alle dichiarazioni fiscali di alcuni gruppi conservatori, e lo scandalo vero è il fatto che la pessima scusa di Obama (come può sapere il presidente che cosa fanno i due milioni di suoi dipendenti?) potrebbe essere vera.

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