Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2014 alle ore 08:33.

My24

Ascoltare country music è, prima di tutto, un perenne ritorno a casa, nella familiarità del proprio ambiente e del proprio gusto. Suonare buona country music, invece, richiede di essere completamente immersi in quel sistema, estetico e di valori. Non è una musica per visitatori occasionali o per turisti di passaggio.
È uno stile di vita. È un pattern di cerimoniali. È un festival della riconoscibilità e del riconoscimento.

Country music è, prima di tutto, adesione: bisogna conoscere le regole, e non sono poche, le sfumature, e sono infinite, i sottogeneri, le declinazioni, le cronologie, i maestri. Bisogna adottare una lingua, un'inflessione, determinati accenti, un certo modo di modulare, singhiozzare, sincopare. Solo dopo si potrà plasmare lo stile personale, una volta che le fondamenta saranno solide. E il discorso vale per tutti gli artisti del country, in quello che è l'ambiente musicale più autoreferenziale e solidale che esista.
Poi, per fare buona country music, bisogna mettersi sulla strada di Nashville. Lì vivere, mettere radici, entrare a far parte del panorama. Perché è inevitabile che una musica che fa dell'appartenenza il valore principale, abbia una patria, una residenza, anzi, nel più puro stile americano della specializzazione, abbia addirittura una città. Inventata per essere la Music City, il posto della musica. Soprattutto del country, la musica che è espressione e celebrazione dell'America e del suo orgoglio. We built this city on rock'n'roll, diceva un vecchio anthem di Grace Slick: costruire una città su un'idea. E se l'idea è la musica, va benissimo. La country music è il tessuto connettivo di Nashville, Tennessee, fino a farne un micro macrocosmo ossessivo nella sua maniacalità. La musica è il filo comune che unisce la gente di Nashville e il motivo che porta laggiù milioni di visitatori. È un destino manifesto: i pionieri che arrivano in zona alla fine del Settecento, sbarcando sulle rive del fiume Cumberland, danno vita a grandi feste da ballo all'aria aperta, attorno alle quali presto circolano leggende popolari. Del resto l'eroe locale, Davy Crockett, è un provetto violinista. E già nell'Ottocento a Nashville la musica è un business, con la fiorente industria delle edizioni musicali e la stampa di spartiti. Il primo tour mondiale di una band di cui esista documentazione è dei Fisk Jubilee Singers della Fisk University di Nashville, per raccogliere fondi destinati all'istruzione degli schiavi neri appena liberati dalla Guerra Civile. Quando la regina d'Inghilterra assiste al loro spettacolo, dichiara pubblicamente che quei bravi ragazzi vengono dalla Città della musica. Il più è fatto: anche sulle altre sponde dell'Atlantico il brand Nashville è assodato. Prima ancora che i princìpi della country music, che sarebbe divenuta la principale industria in città e uno dei motori finanziari dello show business americano, venissero codificati. Nashville era già sulla strada per diventare il centro di gravitazione scelto per dare una casa e un laboratorio permanente a quella musica che, mutuata da tante citazioni culturali preesistenti, si stava definendo come prodotto originale della nazione nascente. È la musica delle campagne, da cui tutto sarebbe partito, intrecciandosi con la musica della sopravvivenza, il blues, e con quella della preghiera, il gospel. Per dar vita al suono popolare – il pop appunto. Nashville traduce in quotidianità i bisogni americani nei confronti della musica, intesa come compagnia e conforto, strumento di piacere e di aggregazione, di riconoscimento e di rappresentazione.

Il sociologo Richard Florida ha dedicato uno dei suoi approfondimenti a Nashville e al suo ruolo nella metamorfosi della geografia musicale Usa. Il dato di concentrazione di music business in questa città, rispetto al resto d'America, è impressionante: il triplo di Los Angeles, seconda alle sue spalle. Quando si arriva a conteggiare l'incidenza dei residenti a Nashville tra i vincitori di Grammy, il dato è ancora più netto: farebbero prima a mandare, una volta all'anno, un furgone a downtown Nashville per caricare i nominati. Qui ci sono 180 studi di registrazione, 130 editori musicali, 100 live club, 80 etichette discografiche, tutte infrastrutture di una macchina che lavora a pieno regime, mentre un capillare lavoro di scouting garantisce il perenne ricambio di talenti. Ormai si va oltre i confini del country. È piuttosto una questione più generale di show business: Nashville come la versione canterina della Silicon Valley.
Seguiteci: vi portiamo a fare un veloce giro in città per visitarne i santuari e per darvi l'idea di come venga officiato il culto, in un luogo che si sveglia e va a dormire a mollo in una colonna sonora. Partiamo dal Country Music Hall of Fame and Museum, nel cuore di Music Row, l'area dove si concentra il business musicale. Da qui partono le carovane di turisti che vogliono "fare l'esperienza" del country. Poco più in là c'è il negozio di dischi di Ernest Tubb, dove il vinile è sovrano incontrastato e poi il Ryman Auditorium, che per anni è stato il tempio del country dal vivo, con l'appuntamento settimanale del Grand Ole Opry, una specie di perenne festival di Sanremo dedicato a questo suono, diffuso per radio e tv in tutto il Paese. Ma ecco il Museo di Johnny Cash, dedicato al man in black, che qui era il sindaco ad honorem. E il leggendario Studio B della Rca, dove incideva Elvis, che per magica coincidenza ha chiuso i battenti il giorno in cui il King è passato a miglior vita, nel 1977. E poi l'Honky Tonk Highway, la zona dei country bar, uno a fianco all'altro, dove si fa musica 24 ore al giorno. I più famosi sono il Legend's Corner e il Tootsie's Orchid Lounge, dove Patsy Clyne, Willie Nelson e Hank Williams erano di casa. E infine l'ultima novità in città: la Third Man Records del nuovo residente Jack White, già leader dei White Stripes e oggi guru delle mutazioni del rock. Un po' negozio di dischi, un po' studio di registrazione, un po' live club, un po' bottega di stravaganze: è un polo d'attrazione per i fan.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi