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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2014 alle ore 07:52.

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Questo spiega perché i golfisti migliori se ne ritornino quasi sempre dalla 18° buca con la faccia scura anche se hanno segnato un ottimo 82. Se chiedete come è andata, «Non ho preso un colpo», vi rispondono. Mentre capita sovente di scorgere novizi raggianti in volto per un modestissimo 102.

Ne deriva, in certi casi, una specie di mania ossessiva, di cui si guarisce soltanto col tempo o con un’energica decisione. Un americano, tempo fa, si è dimesso dal suo Circolo per il motivo che, ostinandosi a giocare, si sentiva diventare progressivamente più cretino. «Mi sono convinto – scriveva – che l’abilità golfistica porta ineluttabilmente un depauperamento mentale; ed ho pure constatato che la maggioranza dei sommi campioni possiede un cervello pari a quello di un canarino, molti anzi inferiore».

I FAMOSI VECCHIETTI È tanto diffusa l’associazione di idee: golf-vecchietti, che vale la pena di spendere sull’argomento una parola. Vecchietti striminziti e cadenti, semiparalizzati dagli acciacchi o trascinantisi sulle stampelle non ne abbiamo visti assolutamente mai, parola d’onore, sui campi di golf. Sarà stato un caso, ma non ci è stato dato di incontrarne, e sì che lo desideravamo di cuore, tanto ce ne avevano parlato.

A costo di dare un dispiacere al pubblico, dobbiamo constatare che la maggioranza dei golfisti è composta da giovani e che quasi tutti i campioni di classe mondiale sono ragazzi nel fiore degli anni, né rachitici né gobbetti, provvisti al contrario di invidiabile complessione muscolare. Uomini di età ce ne sono, ma che uno sport sia aperto anche a persone oltre la cinquantina non può essere un demerito.

In quanto però ai famigerati vecchietti, zero via zero. Se poi all’estero ci siano dei centenari che praticano giornalmente il golf sparando colpettini di dodici metri e dei fotografi che li ritraggono nel pieno delle loro titaniche partite, di questo la colpa non è nostra.

E LO SNOBISMO? Siamo noi i primi ad ammettere che per un estraneo lo spettacolo di un uomo che insegue la pallina per le accuratissime piste, e prima di ogni tiro medita severamente quale dei 13 bastoni gli convenga usare e poi, messosi in posizione, continua per un bel pezzo a fare ondeggiare a vuoto la mazza aspettando lo stato di grazia come stesse praticando importantissimo esorcismo, e infine sferra il colpo sbagliato (quando addirittura sulla piazzuola d’arrivo non si sdraia bocconi per valutare gli eventuali dislivelli e gobbette del tappeto erboso), ammettiamo volentieri che questa vista possa riuscire irritante. Tutto sembra una ridicola posa, una tipica manifestazione di esecrabile snobismo. Ma se lo spettatore pensa così, la responsabilità non spetta al golf, tutto dipende dalla sua ignoranza.

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