Cultura-Domenica CinemaMarcAurelio Acting Award a Tomas Milian: «è la mia grande resurrezione»
Marc’Aurelio Acting Award a Tomas Milian: «è la mia grande resurrezione»
16 ottobre 2014
Applausi fragorosi sul red carpet del festival del film di Roma per Tomas Milian che, con i suoi 81 anni e il bastone con pomello d'argento, ha ricevuto stasera all'Auditorium della Musica di Roma il Marc'Aurelio Acting Award dalle mani di Sergio Castellitto. La breve cerimonia si è aperta con la messa in scena di una terapia psicanalitica in cui la madrina del Festival, Nicoletta Romanoff, accomodata su un piccolo divano nero al centro della sala Santa Cecilia, esprimeva al professor MarcoMüller (direttore della kermesse) la sua passione per i registi che saranno al Festival. Poi la parola è passata allo psicanalista più famoso della Tv italiana, cioè Sergio Castellitto, interprete di un terapeuta nella fiction 'In Treatment' su Sky. «L'idea del premio a Tomas Milian (che Castellitto dirigerà nel suo prossimo film, ndr) è straordinaria. In lui leggiamo il cinema alto e basso, quello del cielo e della terra. Müller aveva introdotto il riconoscimento sottolineando la capacità di Milian di passare dal cinema di autore più intransigente a quello più popolare».
«È la mia grande resurrezione»
«È la mia grande resurrezione», ha detto Milian. Non solo, annuncia l'attore di origine cubana:«ho saputo che vogliono farmi commissario onorario». E pensa anche nel futuro a un nuovo Monnezza. Insomma Tomas Milian, alias Nico Giraldi,ispettore di polizia dai modi bruschi, che conosce bene la mala avendone fatto parte in gioventù e anche alias Sergio Marazzi detto er Monnezza, insolito ladro nemico della violenza, ha raccontato la sua vita:'«Quando ho deciso di lasciare Cuba per entrare nel mondo del cinema venivo da una famiglia alto borghese. Avevo tanti soldi ma ero infelice, un ribelle contro quella stessa società da cui provenivo. La decisione di cambiare arrivò dopo aver visto 'La valle dell'Eden' di Kazan. Mi identificai subito con James Dean. Anche io avevo gli stessi problemi con il padre che gli preferiva il fratello».
Il padre si suicidò davanti a lui
«Ero un piccolo fascista senza valori. Uno stronzo. Poi mio padre, un generale, si suicidò davanti a me con un colpo di pistola al cuore quando io avevo solo dodici anni. E io mi sono vergognato di non sentire per questo fatto nessun dolore, ma al contrario come una liberazione. Proprio come capita a un paese che si libera del proprio dittatore. Fui scioccato, ma non piansi. Andai così da mia zia un'intellettuale colta che mi disse: «che vai fare a New York? Tu vivi come un uomo che passa da un club all'altro solo per bere e scegliere la ragazza con cui passare la notte''».
L’Actors Studio cambiò la sua vita
La zia lo mandò a Miami per studiare l'inglese «che conoscevo solo un po' e poi mi ritrovai dopo un certo tempo a New York a fare le prove all'Actors Studio dove passai le due prove per entrare nella scuola. Così cambio la mia vita».
Roma è la mia città
E poi solo parole belle da parte dell'attore di origine cubana per Roma:«è la città che mi ha restituito tutto quello che gli ho dato. Quando sto qui mi sento davvero bene. A Miami, dove vivo, quando dico che sono un attore mi prendono per matto». Nel futuro di Milian ancora un Monnezza: '«vorrei farne ancora uno - dice con passione -. Potrei farei il padre di Monnezza che potrebbe interpretare invece il mio figlioccio Mathias. A fare la mamma potrebbe essere mia moglie (Rita Valletti), un film comunque ovviamente da girare nella mia Roma». (N.Co.)