Cultura-Domenica CinemaFestival del film di Roma: con «Mio papà» i diritti feriti delle famiglie allargate
Festival del film di Roma: con «Mio papà» i diritti feriti delle famiglie allargate
17 ottobre 2014
Fare il papà è difficile, ma lo è molto più smettere. Una lezione che impara Lorenzo (Giorgio Pasotti), che prima di conoscere Claudia (Donatella Finocchiaro), se ne stava per i fatti suoi, dividendosi tra il lavoro da sommozzatore in una piattaforma petrolifera in mezzo al mare e la puntatina fissa nei locali dove si trova lo svago di una notte. Poi viene travolto da Claudia e dal figlio di sei anni, Matteo (Niccolò Calvagna). E Lorenzo - che prima di allora aveva sempre evitato di impegnarsi - dovrà conquistare anche l’affetto del bambino. Poi, quando le cose sembrano finalmente girare, accade quello che non ti aspetti: Lorenzo e Matteo dovranno dirsi addio dopo aver tanto faticato a trovarsi. È un film che fa riflettere sulla mancanza di diritti “sentimentali” nelle famiglie allargate. “Mio papà” di Giulio Base, presentato fuori concorso nella sezione Alice della città del Festival internazionale del Fim di Roma.
Pasotti è un papà acquisito (Guarda il video)
Famiglie allargate senza diritti
«Quello del film è un tema attualissimo che ha l'urgenza di essere raccontato - spiega l'attore -. Oggi le famiglie allargate, che nascono sulle ceneri della famiglia tradizionale sono sempre più numerose, ma queste persone, in un'ipotetica nuova separazione non sono per niente tutelate. Una tutela, quella di cui parliamo, non certo economica ma sentimentale, cioè il diritto di poter continuare a sentire e vedere una creatura che hai imparato ad amare e il cui amore è corrisposto». Il film nasce da una doppia esperienza personale, che accomuna il regista torinese all'attore protagonista, Giorgio Pasotti, autore del soggetto e co-sceneggiatore: «Punto di partenza è stata un'esperienza da me vissuta (quella con l'attuale compagna Nicoletta Romanoff, già madre di due figli prima di incontrare Pasotti, ndr). Allora rimasi sconvolto dalla mancanza di diritti di questi patrigni. Sono figure fondamentali per i bambini, eppure non hanno tutele né giuridiche né sentimentali: uno investe tanto e impara ad amare figli non suoi. Ma in caso di separazione dalla madre naturale devono mettersi da parte».
È una sorta di Kramer contro Kramer
Per Pasotti, il film “Mio papà” è «una sorta di `Kramer contro Kramer´ di oggi, con le dovute proporzioni». Base ha introdotto una modifica fondamentale nella storia, il colpo di scena che darà una brusca sterzata alla storia. «Anche io ho vissuto un'esperienza simile a quella di Giorgio, un rapporto d'amore padre-figlio che non è quello carnale o anagrafico. Le nostre storie personali si riflettono certamente nel film, ma c'era la volontà di andare oltre e di avviare una riflessione sul ruolo giuridico che queste figure paterne acquisite possono e, secondo noi, dovrebbero avere oggi».
Niccolò Calvagna è già un veterano del grande schermo
Nel cast, oltre a Pasotti e alla Finocchiaro, si fa notare il piccolo Niccolò Calvagna, otto anni ma già veterano sul set: suo padre è il regista Stefano Calvagna, che lo aveva fatto esordire davanti alla macchina da presa quando era ancora neonato (`Il lupo´, 2006) per poi impiegarlo in altri quattro film. Nel 2013 aveva partecipato poi alla lavorazione di `Indovina chi viene a Natale´ di Fausto Brizzi, mentre di recente ha girato sia `Andiamo a quel paese´ di e con Ficarra e Picone (film di chiusura della kermesse romana) che il `Meraviglioso Boccaccio´ dei fratelli Taviani.
Un cameo per Ninetto Davoli
In `Mio papà´ c'è spazio anche per un cameo di Ninetto Davoli. «Sembra una cosa d'altri tempi - dice del film - eppure oggi più che mai ci sarebbe bisogno di vedere un padre e un figlio che si abbracciano. Sarebbe bello se tornasse un po' di questa tenerezza». (N.Co.)