Festival Internazionale del Film di Roma 2014

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Guillaume Canet gendarme killer dell’Oise

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Guillaume Canet gendarme killer al Festival del Film di Roma. Due anni dopo la cattura di un assassino seriale che agiva nel dipartimento dell'Oise nel nord della Francia (Marcel Barbeault, chiamato il killer nell'ombra), la stessa zona risprofondò nella paura nel 1978, quando iniziò a colpire un altro criminale seriale, il killer dell'Oise, che sparava a giovani donne (ne ha uccisa una e ferite gravemente altre cinque). Ad aprile del 1979 si scoprì che l'assassino era un insospettabile, Alain Lamare, giovane gendarme rispettato da tutti che aveva anche indagato su quei crimini. Un personaggio a cui dà volto il divo francese Guillaume Canet in “La Prochaine fois je viserai le coeur” di Cédric Anger , presentato oggi al Festival internazionale del Film di Roma. Canet veste i panni di un poliziotto buono, sorridente e scrupoloso, impegnato nell'indagine sui delitti di un serial killer che sembra impossibile da catturare. Una gente modello, apprezzato dai superiori, che massacra giovani ragazze. L’attore, regista, produttore e sceneggiatore francese, è stato interprete con Leonardo di Caprio di “The Beach”, vincitore di un César per “Non dirlo a nessuno” e autore di “Blood Ties” presentato a Cannes.

Il gerdarme che indaga su se stesso
Lamare giudicato non responsabile delle sue azioni (gli è stata diagnosticata una forma di schizofrenia) è stato rinchiuso in un ospedale psichiatrico dove ancora si trova. «Della storia del gendarme assassino mi hanno colpito vari elementi - spiega il regista-. Il fatto che si sia ritrovato ad indagare su se stesso. Poi mi ha toccato la sua solitudine, il desiderio di essere qualcuno anche diventando un eroe negativo».

Un mix di realtà e finzione
Il film è un mix di verità storiche e elementi di finzione («Ci siamo ispirati alla cronaca come con un romanzo, non abbiamo fatto un reportage, ma siamo rimasti fedeli allo spirito dei fatti»). Per Canet, «nel costruire il personaggio, c'era la volontà di rispettare la persona, ma in un caso come questo anche le vittime», spiega l'attore-regista, che con la compagna Marion Cotillard costituisce la coppia d'oro del cinema francese.

Avrei voluto incontrare il vero Lamare
«Avrei voluto tanto incontrare il vero Lamare (nel film si usa un nome diverso, ndr), ma 30 anni in ospedale psichiatrico con cure annesse sappiamo bene quali conseguenze possano avere su una persona», ha aggiunto. Canet spiega di avere visto nelle fasi di preparazione del film «un documentario sulla vicenda», e di aver letto «un libro estremamente preciso sui fatti e su Lamare, scritto da un giornalista molto vicino ai gendarmi dell'epoca, che andava spesso in missione con loro e aveva incrociato quindi anche lui. Poi mi sono affidato anche alle testimonianze delle persone che gli erano sfuggite». A colpirlo, del personaggio «è stato anche il dolore che sentiva nel passare all'atto. C'è una totale contraddizione fra le lettere molto violente che inviava alla polizia e le sue azioni. Tante volte infatti ha sbagliato il bersaglio, pur essendo un ottimo tiratore. Mi piaceva il ruolo di un killer che non è assetato di sangue, che si sente inutile, un uomo sgomento, che si cerca, anche sessualmente e socialmente».

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