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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 06:41.

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È i iniziato bene il 2011 per l'industria italiana delle macchine utensili e della robotica. Nel primo trimestre l'incremento degli ordini è stato del 19,1% rispetto allo stesso periodo 2010. Si tratta del quinto trimestre di crescita consecutivo che conferma il trend di ripresa con l'indice a quota 112,9, più vicino dunque ai livelli precrisi.

I dati complessivi però non dicono tutta la verità. Come è già accaduto nella seconda metà del 2010, il buon risultato del settore deriva tutto dalla forte ripresa della domanda estera, mentre resta fiacca la dinamica del mercato interno. I numeri sono eloquenti: la crescita del 32,7% dell'indice degli ordinativi dall'estero nel primo trimestre 2011 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, si accompagna ad un calo dell'1,3% degli ordini in Italia. In valore assoluto, l'indice estero è risalito a 141,9, ai livelli di inizio 2008, mentre quello degli ordinativi interni è fermo a quota 69,2 (meno della metà rispetto ai trimestri d'inizio 2008). «Un solco profondo – afferma l'Ucimu che ha diffuso i dati elaborati dal proprio Centro studi & cultura d'impresa – tra il mercato interno ancora stagnante e quello estero che ha recuperato brillantemente buona parte del terreno perso nel 2009».

Questa «apatia prolungata - afferma il presidente dell'associazione dei costruttori di macchine utensili e robot, Giancarlo Losma - rischia di atrofizzare la struttura produttiva del comparto che, più di ogni altro, rappresenta lo scheletro del manifatturiero del paese».

Per questo i costruttori italiani chiedono almeno la revisione delle aliquote di ammortamento per gli investimenti in beni strumentali, visto che i conti pubblici non permettono provvedimenti più radicali come l'ammortamento libero.

«Se il provvedimento degli ammortamenti liberi, che i costruttori italiani richiedono da tempo, non può essere attuato nel breve periodo per la mancanza di risorse – sostiene Losma – non è accettabile che i coefficienti con cui le imprese possono dedurre gli oneri sostenuti per l ' iutilizzo di beni strumentali siano invariati da oltre venti anni. Quella della revisione delle aliquote di ammortamento è una promessa che risale ormai al 2008. L ' iattuale tabella di riferimento è del 1988. Molto è cambiato da allora, la tecnologia sottesa ai macchinari ha completamente rivoluzionato il modo di produrre e di operare dell ' iintero manifatturiero, per questo occorre un adeguamento immediato». Ciò che si aspettano i costruttori e gli operatori a valle della filiera produttiva, «è la revisione, secondo quanto espresso nel decreto anticrisi del 2009, che prevede l ' iincremento delle aliquote per i cespiti a più elevata tecnologia e per quelli che assicurano risparmio energetico».

Quanto al mercato estero, che nel 2010 ha visto la Cina affermarsi come primo paese di destinazione del made in Italy del settore con una quota del 14,2%, l'Ucimu è preoccupata per la riduzione delle risorse per l'Ice: «Non comprendiamo la posizione del governo che invece di sostenere il made in Italy con misure e strategie, "dismette" e riduce gli investimenti destinati alla preziosa attività dell'istituto».

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