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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2011 alle ore 08:03.

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Elsa Fornero (Ansa)Elsa Fornero (Ansa)

ROMA. «Se mi chiedete se il 2018 è l'ultimo anno per le pensioni di anzianità, la risposta è no, però tendenzialmente questi trattamenti vanno a morire perché con il contributivo conterà, con 20 anni di contribuzione, solo l'età minima di accesso alla pensione». Con queste parole il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha cercato di chiudere un piccolo giallo nato sulla base di sue presunte dichiarazioni sull'addio ai pensionamenti anticipati pronunciate nel corso di un'audizione alla commissione Lavoro della Camera. «Non c'è alcuna norma di legge che dica che scompaiono le pensioni anticipate», ha aggiunto Fornero, che si è anche detta pronta ad alleggerire il blocco delle indicizzazioni a patto che vengano rispettati i saldi della manovra.

Per quel che riguarda l'abbandono delle "anzianità"che sono attualmente ancorati alle quote (somma di età anagrafica e contributiva) il decreto sulla manovra prevede, in aggiunta ai pensionamenti di vecchiaia, un solo canale di uscita anticipata con (a prescindere dall'età anagrafica) 42anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne. In questo caso l'assegno "pieno" viene garantito con almeno 62 anni di età: sotto questa soglia anagrafica scattano penalizzazioni del 2% l'anno.
«Sulle pensioni d'anzianità la soluzione è stata molto drastica», ha affermato Fornero aggiungendo che il governo ha comunque deciso «di dare lungo respiro alla riforma affinché tra due anni gli italiani non ne debbano avere un'altra». Con gli interventi adottati l'incidenza della spesa pensionistica sul Pil si ridurrà dello 0,2% nel 2012, dello 0,9% nel 2015 e dell'1,4% nel 2020: il pieno equilibrio sarà raggiunto tra il 2045 e il 2050. La riforma produrrà quasi 2,8 miliardi di risparmi il prossimo anno, che lieviteranno a oltre 20 miliardi a partire dal 2018.

Nel puzzle che intende realizzare la Fornero il piano sulle pensioni rappresenta solo una delle tessere. «Questa riforma punta tutto su un'altra cosa che nella riforma non c'è, il pezzo mancante che la sorregge: un mercato del lavoro che funziona», ha sottolineato la Fornero. Proprio la riforma del mercato del lavoro diventa ora la priorità del ministro. «Da domani o dopodomani sarò impegnata su questo fronte», ha affermato Fornero aggiungendo che la direzione che il Governo intende seguire è quella della flexsecurity: «Un po' di flessibilità in più ma con una garanzia di protezione dei lavoratori».

L'ultimo tassello del piano del Governo è costituito dal riordino degli ammortizzatori attraverso un meccanismo che dovrà «essere congegnato in modo che nessuno venga lasciato fuori». Quanto alle risorse, il ministro ha detto che il Governo le troverà sicuramente «c'è già una sorta di gentlemen's agreement».
Tornando alle pensioni, di fronte alle pressioni di diversi partiti, Pd in testa, ad ammorbidire il blocco parziale delle perequazioni (che ora colpisce i trattamenti superiori due volte il minimo), il ministro del Lavoro ha dato tutta la sua disponibilità «a rendere più blanda la deindicizzazione, ma alla precisa condizione che i saldi della manovra rimangano invariati: «Sarei felice se si trovasse una soluzione», ha detto il ministro.

Nel corso dell'audizione alla Camera la Fornero si è anche detta favorevole a una stretta sulle pensioni baby aggiungendo che lei stessa aveva ipotizzato un contributo di solidarietà che poi è stati accantonato. Il ministro, annunciando che martedì incontrerà il Governatore della Banca d'Italia, ha poi affermato che la decisione presa dai presidenti di Camera e Senato sull'immediata adozione del contributivo pro rata per i vitalizi dei parlamentari di fatto «mette in mora» tutte le istituzioni, comprese Corte costituzionale e Bankitalia. Per quel che riguarda l'adeguamento del personale del Quirinale alle nuove regole Fornero ha sottolineato di essere «sicura che questo è un tema al quale il presidente della Repubblica attribuisce molta importanza».

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