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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2011 alle ore 09:31.
Incrementi oltre il 300% per l'imposta sugli immobili prevista dalla manovra a carico dei proprietari che hanno contratti di locazione in essere. L'allarme è di Confedilizia che, ieri in un'audizione in Parlamento sulla Manovra, ha offerto alcune proiezioni sugli effetti dell'entrata in vigore dell'Imu.
Complessivamente, dice Confedilizia, la proprietà immobiliare colpita dalla manovra produrrà un gettito di 11 miliardi sui 17 di introiti complessivi previsti dalla manovra. «Ma si tratta di una stima per difetto - aggiunge Giorgio Spaziani Testa, segretario generale dell'associazione - perché non tiene conto degli incrementi ulteriori che potranno decidere i Comuni». Un'ipostesi tutt'altro che teorica, ricorda Confedilizia, non solo perché la dimostrazione si è avuta con l'Ici, ma soprattutto perché è la stessa manovra finanziaria che, togliendo risorse agli enti locali, incoraggia gli aumenti di aliquota.
Confedilizia propone un confronto tra tassazione Ici e Imu per un immobile con valore catastale di 100mila euro, nelle due ipotesi di locazione a canone libero e a canone calmierato.
Nel caso del canone libero, la vecchia imposta Ici di 650 euro (aliquota al 6,5 per mille) si trasforma in un'imposta Imu di 1.216 euro (+87%), calcolando un valore catastale rivalutato a 160mila euro e un'aliquota del 7,6 per mille. Se poi si applica l'aliquota massima del 10,6 per mille si arriva a un'imposta Imu di 1.696 euro (+161%).
Ancora più elevati gli aumenti per chi loca l'appartamento con un contratto a canone calmierato. Si parte da 400 euro (imposta Ici al 4 per mille). Con l'Imu - sempre considerando una rivalutazione catastale a 160mila euro - l'imposta di 1.216 euro si traduce in un incremento del 204% e quella di 1.696 euro in un +324 per cento.
Aumenti pesantissimi, dunque, a carico dei singoli proprietari, con effetti negativi per mercato, proprietari e inquilini; e probabili contenziosi.
Da qui la proposta: rispristinare la norma sull'Imu del dlgs 23/2011 prevedendo il dimezzamento dell'aliquota ordinaria sugli immobili locati, che rappresentano il 9% del totale. La perdita di gettito viene stimata in 900 milioni, al 50% tra Stato e Comuni.
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