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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 07:00.

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Si tratta di contratti di progetto sostanzialmente chiusi. Gli incentivi saranno concessi solo a chi sarà in grado di realizzare i progetti più validi.

Segue la Turchia che, forte di un Pil che cresce del 9% all'anno, sta avviando un processo di «bidding» e sviluppo in diverse aree di energia rinnovabile. Presto scatterà la privatizzazione di un'importante quota della produzione idroelettrica ancora in mano pubblica.

Corre anche l'India. Da queste parti all'ingente sviluppo del settore delle biomasse si affianca una crescita incentivata del settore eolico. Ci sono tutte le condizioni per la nascita di elementi autoctoni di filiera.

Se l'Europa taglia i sostegni e le economie emergenti offrono nuove prospettive, gli Stati Uniti deludono. Dopo le grandi aspettative connesse all'elezione del presidente Barack Obama, che aveva annunciato il boom della green economy, la strategia è rimasta in parte sulla carta. Due stati federali (Ohio e California) hanno avviato processi di revamping di vecchi impianti esistenti. Mancano nuovi progetti per ridisegnare la mappa della produzione energetica statunitense. Va inoltre registrato il no alle importazioni cinesi di pannelli solari accusate di attuare una politica di dumping. La porta è stata chiusa nel tentativo di rilanciare l'industria del solare «made in Usa».

Il bonus fa capolino nel Bosforo
Le nuove frontiere energetiche delle rinnovabili hanno ormai fatto capolino sul Bosforo. Forte di un tasso di crescita annuo del 9%, il Paese ha avviato a latere di un imponente sviluppo infrastrutturale anche un processo di ammodernamento e diversificazione delle fonti energetiche per lo più ancora a oggi convenzionali e di vecchia generazione. Da gennaio del 2011 (legge n. 6094) il prezzo di cessione dell'energia può considerarsi adeguatamente incentivato nei seguenti settori eolico, solare (settore a oggi ancora inesistente), biomasse, idroelettrico e geotermico e si sono moltiplicati gli interessamenti di investitori europei, e non solo, per realizzare nuovi investimenti che si affiancano allo sviluppo sin qui essenzialmente eolico realizzato negli scorsi anni.

Il Governo sta conseguentemente pensando a un potenziamento della rete avendo in animo di dar corso a uno sviluppo energetico complessivo e da realizzarsi nel lungo periodo attraverso una politica mirata di incentivazioni e privatizzazioni.

Allo stato il Governo ha annunciato un piano di privatizzazione del settore idroelettrico (si parla del 40% degli impianti a oggi esistenti in Turchia) che dovrebbe essere avviato con la pubblicazione di bandi di gara a far tempo dalla prossima primavera e che dovrebbe essere correlato a un impegno dei partecipanti all'ammodernamento delle turbine e delle strutture impiantistiche esistenti. Tale bando dovrebbe inoltre concernere un serie di investimenti nel settore della geotermia, ai quali parte del territorio turco ben si attaglia e il cui sviluppo rilevante potrebbe costituire una vera e propria peculiarità dello sviluppo energetico del territorio. Nel contempo vi sono tutte le premesse perché i già importanti investimenti eolici trovino nuovo slancio e che alle tradizionali zone prospicenti note località marine del Sud, già caratterizzate da diversi impianti per lo più appartenenti a investitori internazionali e principalmente tedeschi, si aggiungano aree di ormai accertata imponente ventosità (in particolare il Kurdistan caratterizzato da 3000/3200 ore vento) tale da rendere estremamente interessanti anche con l'attuale livello di tariffa (che pare peraltro destinato a crescere) nuovi investimenti la cui realizzazione pare poter possedere tutti i requisiti necessari a dar corso a forme di project financing anche internazionali.

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