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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 07:00.

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Non si esclude che i prossimi due anni possano segnare l'avvio di una diversificazione energetica anche nel settore solare e fotovoltaico, che sarebbe giustificata dagli elevati livelli di irraggiamento in molte zone del Paese. Alcune aree, caratterizzate da un buon livello di operatività della rete elettrica, potrebbero attirare investimenti solari a terra di dimensioni non più proponibili in Europa e quindi di interesse per gli investitori internazionali.

Piano del Sudafrica in cinque mosse
Nel luglio 2011 il Sudafrica ha imboccato con decisione la strada dello sviluppo sostenibile e ha avviato un piano finalizzato a far fronte entro il 2020 al 42% del proprio fabbisogno energetico mediante l'utilizzo di fonti rinnovabili. Si ritiene che nei prossimi quattro anni saranno prodotti sul territorio da cinque a sei nuovi GWH.

I primi 3000 Mw tra solare e eolico sono oggetto di gara in cinque round. Il primo si è concluso a novembre dello scorso anno; il secondo avrà luogo il 5 marzo e il terzo ad agosto di quest'anno. Il quarto e il quinto round presumibilmente non si terranno poiché l'intera disponibilità inziale sarà a tale data esaurita. Come lo sarà già a marzo per gli impianti a concentrazione e quelli a biogas. A marzo saranno emanate le regole per le gare inerenti impianti fotovoltaici e fors'anche eolici (mini eolico) da 1Mw a 5 Mw; non si conosce ancora la quantità dei Mw oggetto di licenza ma si presume che tale troncone sarà piuttosto nutrito e idoneo ad attrarre anche una diversa tipologia di investitori rispetto a quella che ha caratterizzato i primi round (primari gruppi internazionali).

È possibile che anche il Governo Sudafricano, come molti Paesi europei hanno già fatto, decida di emanare disposizioni per contenere il numero di Mw disponibili a terra e favorisca la crescita di forme di piccoli impianti e di impianti su tetto, di scarso interesse per la potentissima Eskom (società elettrica pubblica) che pure ha in corso di sviluppo un autonomo piano di crescita anche fotovoltaica al di fuori delle procedure di bidding internazionale e soprattutto di minor impatto ambientale.

Le tariffe per le rinnovabili sono tendenzialmente a decrescere nel tempo (aumentando la competitività nel bidding) ma rimangono piuttosto interessanti in una logica industriale e non speculativa, se coniugate alle ore di irradiamento/vento medio e alla durata di vita media degli impianti, garantendo tuttora profitti tutt'altro che irrisori.

I criteri di scelta privilegiano componenti anche locali delle società di scopo (ad esempio la normativa sulle minoranze impone che il 20% almeno dei soci delle società titolari delle iniziative a gare sia rappresentativo di persone fisiche o giuridiche di colore e nel complesso che l'azionariato sudafricano non sia inferiore al 40%) con l'evidente obiettivo di favorire nel tempo la creazione di una competenza industriale autoctona. Del resto il meccanismo di partecipazione a round scoraggia gli speculatori: infatti in aggiunta alle autorizzazioni ambientali per poter partecipare occorre avere già sottoscritto tutte le necessarie intese preliminari di progetto (epc, o&m, titoli immobiliari) e soprattutto un term sheet con un primario istituto di credito per il finanziamento dell'iniziativa.

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