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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2012 alle ore 06:46.

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VICENZA
Le Pmi vicentine trovano un partner d'eccezione nella partita per la ricerca e il trasferimento tecnologico: nientemeno che il Massachusetts Institute of Technology. Il celebre centro per l'innovazione di Boston, che fino ad oggi ha raccolto ingaggi in Italia solo da Telecom, Enel, Eni e Finmeccanica, ha sottoscritto un accordo mirato con Assindustria Vicenza che prevede la possibilità, per le aziende che ne facciano richiesta, di fruire del programma ILP (Industrial Liaison Program) e di un contratto con la società di consulenza Continuum di Milano (ma base a Boston) per facilitare il trasferimento di conoscenza dalla struttura Usa.
Il contratto con il Mit – sostenuto con il supporto finanziario di Banca Popolare di Vicenza e Studio Adacta – prevede per le imprese aderenti l'attivazione di collaborazioni dirette con i ricercatori del Massachusetts in ambiti di indagine connessi al proprio core business, ma anche facilitazioni per assumere ed entrare in contatto con studenti e laureati del Mit attraverso assegni di ricerca, impieghi estivi e partnership che prevedano stage lavorativi. Inoltre i contraenti hanno diritto ad accedere alle banche dati e agli archivi scientifici del Mit, di frequentare master e programmi educativi, oltre a partecipare a un seminario annuale per elaborare piani strategici, valutare le possibili applicazioni in ambito economico e aziendale delle più recenti ricerche scientifiche. Vicenza segue le territoriali di Confindustria di Milano, Roma e Torino, ma il presidente Roberto Zuccato si dice «orgoglioso» della collaborazione perché rivendica che «siamo i primi a consentire l'accesso al Mit anche alle piccole e medie imprese».
Tra le aziende aderenti ci sono realtà medie del metalmeccanico e Ict, plastica e arredo, impiantistica e gioielleria interessate alla ricerca su energia, materiali, mobilita e sostenibilità. «Nel confronto con l'istituto abbiamo trovato un approccio molto concreto – rimarca il vicepresidente degli industriali Paolo Mantovani, referente del progetto –. Le imprese si sono presentate a Boston con domande precise e hanno ottenuto risposte mirate, operative. Ora ogni impresa deve identificare il proprio focus». «Abbiamo avuto l'occasione di confrontarci con un professore 35enne che sulla saldatura aveva una conoscenza superiore ad ogni attesa», riferisce Andrea Visentin della Mevis Spa (350 addetti e 51 milioni di fatturato). L'azienda di Rosà, che produce componenti per automotive ed elettrodomestici, è interessata a innovazioni di processo e sui materiali che «in una realtà delle nostre dimensioni è difficile gestire in house con un settore R&D», ammette Visentin. Alla Api Spa di Mussolente (115 addetti per 43 mln) mirano invece alle innovazioni sui polimeri. «Intendiamo approfondire le basi di ricerca sulle bioplastiche e sui polimeri flessibili in genere – spiega l'ad Carlo Brunetti –. Al Mit abbiamo riscontrato un livello di competenze altissimo».
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LE ESPERIENZE
Automotive
La Mevis di Rosà, 350 addetti e 51 milioni di fatturato, è interessata ad innovazioni di processo e sui materiali e si è confrontata con un professore 35enne esperto di saldature
Polimeri
La Api Spa di Mussolente, 115 addetti e 43 milioni di fatturato, intende approfondire le basi di ricerca sulle bioplastiche e sui polimeri flessibili e al Mit ha riscontrato alte competenze

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