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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2013 alle ore 10:26.
Profonde innovazioni sono state introdotte da Luigi Arcuti, all'Istituto San Paolo di Torino - ove lavorò per oltre 35 anni - e all'Imi - di cui fu presidente per 18 anni. Ma Arcuti percepì anche per tempo le profonde conseguenze che il processo di integrazione europea avrebbe avuto sul sistema bancario italiano e promosse due importanti iniziative.
L'esigenza di affrontare le sfide insite nell'apertura del mercato bancario europeo portò Arcuti a riflettere sull'esigenza di una profonda riorganizzazione delle banche italiane, che non avevano la possibilità di acquisire il capitale necessario secondo le nuove regole, né di superare con fusioni le ridotte dimensioni.
Arcuti propose, nel 1979, con un progetto presentato alla Banca d'Italia ed al Ministero del Tesoro di scorporare l'attività bancaria del Sanpaolo in una società per azioni, assegnando le stesse ad un ente (la "fondazione") che avrebbe mantenuto le storiche missioni di sostegno alle comunità locali ed alle fasce bisognose della società, finanziandole con i dividendi ricevuti dalla banca spa.
Il progetto, che avrebbe rivoluzionato il sistema bancario italiano, fu esaminato dalle istituzioni di vigilanza. Ma occorse quasi un decennio perché l'idea venisse accolta e varata alla fine del 1990 con la riforma "Amato". Il Sanpaolo, non a caso, fu la prima banca ad applicare le disposizioni il 1° gennaio 1992. L'Italia riuscì così ad ammodernare il suo sistema bancario mentre la Germania e la Spagna mantennero le vecchie strutture giuridiche e sono tuttora alla ricerca di una via per rendere solide ed efficienti le loro banche "pubbliche". La Francia, invece, impartì l'ordine di fondersi alle sue casse di risparmio.
Luigi Arcuti aveva però intuito che anche la gestione della moneta avrebbe subito profonde evoluzioni, in primo luogo con l'impossibilità di continuare nella spirale perversa di inflazione e svalutazione e diede pertanto un forte sostegno alle ricerche sull'unificazione monetaria europea: autorevoli esponenti della Banca d'Italia parteciparono alle riunione del comitato scientifico della rivista "Thema" edita dal Sanpaolo
La difficile situazione economica in cui si trovava l'Italia e la sfiducia dei mercati sulla tenuta della lira imponevano il pagamento di un forte "premio" (oggi diremmo spread) sul tasso di interesse: Arcuti realizzò la concessione di un prestito alla Stet, una della più grandi società finanziarie del settore telefonico, in lire ma indicizzate all'Ecu consentendo così di ridurre l'onere per la società a fronte però di un rischio di cambio ridotto dato il vincolo assunto dall'Italia con l'entrata nello Sme: a fronte del prestito la Banca emise un prestito obbligazionario di 200 miliardi di lire, sempre indicizzate all'Ecu, sottoscritto da molti risparmiatori che volevano coprirsi dal rischio di svalutazione della nostra moneta.
All'indomani dell'accordo sullo Sme, si tenne nel giugno del 1980 a Louvain La Neuve un colloquio organizzato dal professor Robert Triffin sull'avvio di un mercato di attività finanziarie in Ecu. Arcuti volle partecipare personalmente, nonostante gli impegni di direttore generale della Banca, arrivando da Amsterdam dove si era inaugurata una delle prime filiali estere del Sanpaolo.
Al termine dei due giorni di lavori Arcuti accettò la proposta di Triffin di organizzare un incontro tra banche europee per organizzare l'uso dell'Ecu da parte di risparmiatori ed imprese. Nell'ottobre successivo Arcuti accettò di impegnarsi per il salvataggio dell'Imi assumandone la presidenza che aveva sino a quel momento rifiutato. Il dado era però ormai tratto: il colloquio interbancario sull'Ecu si tenne a Roma ed il Sanpaolo continuò a lavorare al progetto sino a divenire una delle banche leader in Europa a promuovere il varo del sistema di clearing, in collaborazione con la Bri.
Arcuti ebbe ancora un ruolo decisivo, alcuni anni dopo, nel garantire la fattibilità di uno dei passaggi chiave per l'affermazione dell'Ecu come moneta di riferimento nel mercato internazionale delle obbligazioni, quale l'emissione di titoli in Ecu che il ministro del Tesoro Andreatta aveva inserito nella "legge finanziaria". La riunione decisiva sulle modalità tecniche dell'operazione, guidata a livello internazione dalla Kredietbank di Bruxelles si tenne proprio nel suo ufficio di presidente dell'Imi. Il successo dell'Ecu sul mercato convinse molti esponenti del mondo industriale, finanziario e bancario della necessità della moneta europea.
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