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Finanza e Mercati In primo piano

Passera chiede regole più stringenti sulla liquidità

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2010 alle ore 16:30.

Il sistema bancario internazionale ha bisogno di "poche regole chiare", tra cui limiti sui prestiti totali e standard di liquidità più stringenti, per prevenire un'altra crisi finanziaria. Lo dice al Financial Times Claudio Passera, Ceo di Intesa Sanpaolo. In un'intervista al quotidiano britannico, il numero uno della banca spinge perché si vari al più presto una regolamentazione globale. "Dopo due anni non abbiamo ancora dato al mercato una certezza regolamentare. Ne abbiamo urgentemente ed estremamente bisogno".

"Oggi il rischio è quello di intasare il settore con valanghe di nuove regole che potrebbero paralizzare l'economia. In realtà, abbiamo bisogno di poche e semplici regole per ridurre l'attuale incertezza regolamentare". A differenza di molti colleghi – si legge sul Ft – Passera sostiene le proposte del comitato di Basilea, che intende imporre limiti universali sul "leverage", il rapporto tra asset tangibili e asset totali della banca, e nuovi requisiti di liquidità. "Mi aspetto regole sulla liquidità più stringenti", afferma Passera, sottolineando come si tratti di un settore in cui le banche "vivono o muoiono".

Gli analisti, secondo il Ft, dicono che al sistema bancario mancano "miliardi di euro" per conformarsi con le proposte di Basilea sulla liquidità. Ma Intesa Sanpaolo ha costruito il proprio capitale con attività facilmente vendibili, come bond governativi e fondi di medio termine "e potrebbe conformarsi con le regole oggi". "Credo sia un vantaggio", sottolinea il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, "Abbiamo deciso di investire in liquidità e in fondi di medio termine per essere certi di poter affrontare la crisi con mezzi propri".

Tra le proposte di Passera – continua il Ft – ci sono anche il divieto di detenere attività fuori bilancio e regole che obblighino a trattare i derivati non quotati in mercati regolamentati.
Il quotidiano osserva che le opinioni di Passera, capo di un grande banca commerciale, sono in contrasto con quelle di molti banchieri le cui istituzioni hanno sostanziali attività di trading e quelle espresse dall'Institute of International Finance, la lobby bancaria globale.

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FT svela i segreti, il tifo e le ricette per la crisi di Profumo: priorità è la crescita

«L'europeo impegnato»: così il Financial Times definisce Alessandro Profumo, amministratore

Tags Correlati: Alessandro Profumo | Basilea | Borsa Valori | Dati di bilancio | Intesa Sanpaolo | Nick Baker | Pioneer

 

Il Financial Times, che la scorsa settimana aveva pubblicato un'intervista al Ceo di Unicredit Alessandro Profumo, pubblica oggi il parere di un esperto sulla decisione del gruppo di esplorare "tutte le opzioni strategiche" per la vendita del suo ramo di asset management.
Secondo Nick Baker, consulente per Pioneer di Alpha Financing Markets Consulting, la vicenda è un "caso chiave" della capacità del settore bancario di trarre valore dalle loro divisioni investimenti.

Pioneer, a suo parere, probabilmente sarà valutata tra i 2,5 e i 4,5 miliardi di euro. Secondo lui è improbabile che possa interessare acquirenti di private equity. Baker ritiene che Pioneer sia adatta a una banca europea con scarsa presenza in Italia, mentre le attività Usa potrebbero essere cedute a parte. Dalle sorti dell'euro parte un'altra intervista a Profumo, questa volta dell'agenzia Bloomberg, ripresa tra gli altri dal sito del San Francisco Chronicle. Secondo il Ceo di Unicredit, il rischio che l'eurozona si spacchi è minimo, anche se la mancanza di leadership politica per risolvere la crisi del debito indebolisce la valuta.

"Fino a pochi mesi fa, vedevamo un rischio zero, ora vediamo un rischio del 2%", afferma Profumo nell'intervista rilasciata il 21 maggio. "L'euro continuerà a restare in vita. Il problema non è un euro più forte o più debole, ma la rapidità dei cambiamenti". Secondo Profumo, l'euro si stabilizzerà nei confronti del dollaro e attualmente il mercato azionario europeo è "sottovalutato". Le conseguenze della crisi del debito, si legge su Bloomberg, "rischiano di soffocare la crescita nella regione dove Unicredit genera la maggior parte degli utili e danneggia anche le economie dell'Europa centrale e orientale, che rappresenta circa il 17% del fatturato della banca".

Profumo non esclude tuttavia ulteriori acquisizioni nell'Europa centro-orientale. "Nell'Europa centrale e orientale ci sono paesi dove, se emergono opportunità, dobbiamo analizzarle".
La moneta unica europea, a suo parere, potrebbe restare intorno al livello di 1,257 sul dollaro finché non emergerà chiaramente che i paesi stanno riducendo i loro deficit. Se ci saranno significativi tagli dei deficit, l'euro si dovrebbe rafforzare. Intanto, l'agitazione sui mercati finanziari europei provocata dalla crisi del debito ha creato dei veri e propri affari. "In molti casi, i titoli sono sottovalutati, non a causa della performance attese dell'azienda, ma a causa del clima negativo in Europa".

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