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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2010 alle ore 08:08.
FRANCOFORTE - La Commissione europea ha presentato ieri un primo progetto che prevede la creazione di fondi nazionali, dedicati alla gestione degli istituti di credito in crisi e finanziati da una nuova tassa sulle attività bancarie. Il futuro di questa iniziativa –accolta con freddezza a Londra e con sentimenti contrastanti in Germania – rimane incerto. Il Commissario ai servizi finanziari Michel Barnier ha spiegato che l'obiettivo è di mettere a punto lo schema entro il 2011. Non è deciso se la nuova imposta sarà sui profitti, sulle attività o passività bancarie. «Su questa questione possiamo andare avanti per la nostra strada», ha assicurato l'uomo politico, riferendosi alle eventuali divergenze con gli Usa o altri paesi.
A Bruxelles, Barnier ha spiegato che il suo obiettivo è di creare un impianto che serva a risanare una banca in crisi, non tanto a salvarla, e ha puntualizzato che non intende creare una nuova tassa europea, «irrealistica», ma piuttosto mettere a punto una rete di fondi nazionali finanziati da imposte locali. Il tema è controverso. In tutti i paesi c'è il desiderio di imporre alle banche una qualche forma di tassa per evitare il ripetersi dei costosi salvataggi finanziari del 2008 e 2009. Ma non tutti i governi sono d'accordo sul modo in cui procedere. Ieri da Londra, il Cancelliere allo Scacchiere George Osborne ha respinto l'idea di Barnier. «L'obiettivo dell'imposta deve essere di finanziare la spesa generale», ha detto il ministro. Dal suo punto di vista, infatti, creare un fondo apposito rischia di indurre le banche all'azzardo morale. Una posizione simile a quella francese, ma diversa da quella tedesca. La Germania crede infatti che il gettito fiscale debba andare in un fondo dedicato e non debba essere utilizzato per ridurre il deficit pubblico o finanziare la spesa. La questione, che verrà discussa dal G-20 in giugno, è delicata. Se l'Europa vuole qualche speranza di imporre un'imposta a livello internazionale deve trovare una visione comune.
Barnier non dovrà solo fare i conti con l'opposizione di alcuni governi. Anche gli organismi di categoria hanno posizioni diverse. In Germania, l'associazione delle banche private ha dato ieri il suo benestare al progetto Ue, così come la stessa Deutsche Bank. Ma gli enti rappresentativi delle banche cooperative e pubbliche sono molto critici. Gli istituti di credito cooperativo credono che la tassa sia lecita solo se viene decisa a livello internazionale, mentre le banche pubbliche sono convinte che una nuova imposta puramente europea potrebbe creare distorsioni alla concorrenza. Insomma, anche su questo fronte i paesi europei hanno posizioni divergenti.