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Finanza e Mercati In primo piano

Dopo la sentenza Parmalat resta il nodo risarcimenti

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 09:19.

Una «vittoria clamorosa» l'ha definita l'avvocato dei 32mila risparmiatori Carlo Federico Grosso, parti civili nel processo Parmalat che due giorni fa hanno visto riconosciuto un risarcimento stimato in circa 100 milioni di euro a carico di Calisto Tanzi e degli altri due condannati dai giudici di secondo grado, Luciano Silingardi e Giovanni Bonici. I magistrati non hanno fissato una cifra precisa, ma quote che vanno da un minimo del 15% a un massimo del 30% di quanto investito. Era già successo nel processo per bancarotta di Parma nel filone per il quale si era proceduto con rito abbreviato: anche in questo caso, in appello i giudici hanno riconosciuto la cifra monster di un miliardo di euro a carico di due imputati, uno dei quali un revisore della Grant Thornton.

Il pagamento della provvisionale, se sulla carta è immediatamente esecutivo, tuttavia, come ha tenuto a precisare lo stesso Grosso, sarà difficile da «incassare perché i soggetti non hanno disponibilità sufficienti». In effetti quella della provvisionale è una delle novità della sentenza di due giorni fa in quanto nel giudizio di primo grado non era stata riconosciuta. Un principio importante, come da più parti riconosciuto, in quanto potrà essere fatto valere in sede civile, ma che nel caso specifico della Parmalat difficilmente sarà in grado di sortire qualche risultato in quanto i soggetti coinvolti, a cominciare dallo stesso Tanzi dichiarato nullatenente, non sembrano avere le disponibilità finanziarie per sostenere tale esborso.
L'unica fonte a cui risparmiatori e il commissario straordinario della Parmalat Enrico Bondi hanno la possibilità di attingere, al momento sono i quadri della pinacoteca occulta di Tanzi ritrovata a Parma ma, come osserva Marco Sforzi, legale insieme ad Alessandro Gamberini dei rispamiatori aderenti a Federconsumatori, quelle somme eventualmente sarebbero a disposizione del processo parmense e non di quelli milanesi. Resta aperto il filone della responsabilità degli istituti bancari chiamati a rispondere per i reati di aggiotaggio e bancarotta. Proprio sulle banche puntano i risparmiatori che dagli istituti hanno ottenuto finora gli unici risarcimenti attraverso le transazioni firmate non solo con la Parmalat, ma anche con gli investitori recuperando circa il 27-28 per cento.

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Tags Correlati: Alessandro Gamberini | Calisto Tanzi | Carlo Federico Grosso | Citi | Credit Suisse | Deloitte & Trouche | Enrico Bondi | Federconsumatori | Giovanni Bonici | Luciano Silingardi | Marco Sforzi | Nextra Italia | Parma | Reati

 

Tra le banche che hanno aderito ci sono Deutsche Bank, Morgan Stanley, Ubs e Nextra oltre alla società di revisione Deloitte & Trouche, la prima ad aprire questo filone. In corso di definizione, invece, ci sono accordi con Bank of America, Citi e Credit Suisse. Alla cifra ottenuta dalle transazioni si devono aggiungere il controvalore delle azioni Parmalat avute in concambio e i warrant per chi li ha esercitati, tutte voci che hanno consentito di recuperare un altro 20 per cento. Chi ha accettato la transazione, a sua volta ha dovuto revocare la costituzione di parte civile facendo così decadere l'accesso alla provvisionale. La strada per il recupero integrale resta ancora lunga.

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