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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2010 alle ore 08:09.
Le emissioni obbligazionarie delle società italiane sono diminuite del 30 per cento nel 2009. La quantità di nuovi bond collocati, o meglio, la differenza tra il valore nominale di quelli collocati e quelli rimborsati, è passata da 199 miliardi nel 2008 a 137 miliardi nel 2009.
Responsabile di questa flessione è stata la riduzione delle emissioni bancarie nette, passate da 123 a 77 miliardi. Il dato emerge dalla relazione della Banca d'Italia, secondo la quale si sono impennate invece le emissioni corporate, passate da 2 miliardi del 2008 a 14 miliardi: a fare da traino i collocamenti di «Eni, Enel e Telecom (pari al 51% del totale delle emissioni lorde)» spiega la relazione, mentre «le emissioni nette delle imprese di piccole sono rimaste contenute. L'attività di emissione si è mantenuta elevata anche nel primo quadrimestre 2010, per effetto principalmente dei collocamenti di Enel e Telecom Italia». Nell'area dell'euro «le emissioni nette delle società non finanziarie sono quadruplicate rispetto al 2008, raggiungendo i 142 miliardi. Le imprese di grandi dimensioni hanno approfittato del più pronunciato costo dell'indebitamento sul mercato per assicurarsi finanziamenti a lungo termine e ridurre la loro esposizione verso il sistema bancario».
Il trend, dunque, è in linea con quanto accaduto nel resto d'Europa. La flessione delle emissioni bancarie cammina di pari passo con la crisi economica e la contrazione del credito che richiede minore provvista, ma riflette soprattutto una fase di rallentamento dopo il boom che i bond delle banche avevano vissuto nel 2008, quando questi titoli sembravano l'investimento più redditizio e sicuro. I dati di Bankitalia mostrano infatti come le emissioni nette nel 2008, pari a 123 miliardi, avessero segnato comunque un balzo rispetto ai 63,9 miliardi del 2007. L'onda lunga di quel boom, però, adesso rischia di far sentire i suoi effetti in un sol colpo nel 2011, quando andranno a scadenza molte di queste emissioni che hanno in genere durata tra 3 e 5 anni.
«L'imponente creazione di debito pubblico, in una fase in cui arrivano a scadenza sui mercati quantità straordinarie di obbligazioni bancarie, ha improvvisamente accresciuto il premio di rischio su alcuni debitori sovrani» aveva detto il governatore Mario Draghi nelle considerazioni finali. E aveva poi aggiunto: «In un contesto di accresciuto ricorso ai mercati da parte di una pluralità di emittenti, pubblici e privati, il 2011 vede addensarsi scadenze di obbligazioni bancarie per importi significativi: le banche devono continuare a consolidare le fonti di provvista anche intensificando il ricorso a strumenti garantiti (covered bond)». La relazione traduce la portata di questa scadenza in numeri. «Alla fine di marzo 2010 – si spiega - la consistenza delle obbligazioni emesse dalla banche italiane al netto di quelle riacquistate da intermediari dello stesso gruppo, ammontava a 629 miliardi. Il 39% dei titoli scadrà entro la fine del 2011, quasi l'80% entro il 2014». Il governatore, dunque, ha messo in guardia le banche sul rischio di un possibile aumento dei costi delle emissioni se non si provvederà a diversificare; ma i gruppi bancari italiani stanno già procedendo su questa via. Nel 2009 le emissioni dei covered - ossia titoli con sottostanti mutui usati come garanzia per finanziarsi con la Bce - in Italia sono state di 7,5 miliardi contro 6,5 del 2008; a fine 2009 erano già previsti, rivela Bankitalia, nuovi piani di emissioni per 29 miliardi. La relazione accende inoltre un faro sui credit default swap di alcune imprese, come Autostrade-Atlantia, Cir, Finmeccanica, Telecom e Fiat. Sulle prime tre evidenzia come nei primi cinque mesi del 2010 i premi sui cds siano saliti oltre la media dei competitor europei, mentre su Fiat e Telecom l'accento è sulla riduzione nel 2009. Ma guardando il trend su Bloomberg per i bond a scadenza 5 anni, si vede che il cds su Atlantia è passato da 59 a 94 punti base, mentre i cds di competitor come Brisa sono saliti da 88 a 241. Finmeccanica passa a 76 a 184, ma c'è un notevole balzo anche per Fiat, da 300 a 475, per Telecom, da 102 a 230.