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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 14:20.
Sul sito del Comptroller of the Currency Administrator of National Banks è possibile leggere il report dell'ultimo trimestre del 2009 - ma riassuntivo anche dell'intero esercizio - sul mondo dei derivati negli Stati Uniti. I numeri sono, come sempre quando si parta di derivati, impressionanti. Nel 2009 il valore nozionale dei contratti scambiati dai 25 gruppi finanziari più importanti ha raggiunto, al 31 dicembre, 212.807.628 milioni di dollari. Una cifra impressionante.
L'oligopolio delle big five
Di questo enorme business la gestione, di fatto, è nelle mani di sole 5 grandi banche americane: Jp Morgan (78.545.384 milioni di noazionale in derivati intermediati); Bank of America (44.315.928 milioni di dollari); Goldman Sachs (41.595.932 milioni); Citibank (37.546.159 milioni) e Wells Fargo (4.178.720 milioni). L'agenzia americana sottolinea che «sebbene una simile concentrazione crei preoccupazione in chi deve controllare il mercato, esistono alcune situazione che "mitigano" i timori. La prima è che ci sono altri operatori, diversi dalle banche commerciali, attive nel business dei derivati e quindi» l'oligopolio non è poi così forte; la seconda, a ben vedere più una causa di fatto della situazione che una "rassicurazione, «è che operare con simili prodotti richiede competenze e tecnologie sofisticate presenti solo nelle grandi istituzioni; la terza è che il controllo è comunque molto approfondito». Anche in quest'ultimo caso, a ben ragionare, siamo di fronte più ad una "mozione di intenti" che ad una concreta e seria motivazione, in grado di ridurre i timori rispetto ad un mercato troppo concentrato. E che, come più volte ribadito da diversi esperti, pone un altro serio problema: quello degli scambio sui mercati Over the counter (Otc).
I mercati Over the counter
Analizzando i numeri del report, salta fuori che il 95% degli scambi avviene proprio sugli Otc. Si tratta, com è noto, di piattaforme poco trasparenti che non prevedono una clearing house, una stanza di compensazione. Il rischio è che, nell'ipotesi malaugurata dell'insolvenza di uno dei pochi attori in gioco, possa darsi vita -visto il valore altissimo intermediato- ad un rischio sistemico.