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Conto corrente semplice ai nastri di partenza

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2010 alle ore 12:22.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2010 alle ore 15:15.

Si muovono i primi passi verso l'adozione del conto corrente semplice in Italia. A metà aprile, infatti, gli istituti del gruppo Banco popolare saranno i primi a lanciare un nuovo conto corrente che includerà fra le varie operazioni, al costo annuo di 36 euro, pagamenti, prelievi, consultazione dell'elenco movimenti e versamento di contanti e assegni. Oltre a una carta di debito (bancomat) e all'accesso ai canali alternativi allo sportello.
Il pacchetto di operazioni incluso nel canone (che in alcuni casi, come per i prelievi da Atm del gruppo, sono illimitate e in altri, come per i prelievi allo sportello, sono limitate) è pensato per una clientela con esigenze base ed è frutto di quanto stabilito dalla Banca d'Italia dopo l'accordo raggiunto a fine ottobre 2009 tra l'Abi (Associazione bancaria italiana) e le associazioni dei consumatori che fanno parte del Consiglio nazionale consumatori e utenti (Cncu). Accordo che dà la facoltà agli istituti di credito attivi in Italia di affiancare alla propria gamma di prodotti un conto corrente semplice. E che stabilisce che gli intermediari devono indicare in modo chiaro nel foglio informativo i costi relativi alle operazioni aggiuntive.

Oltre al Banco popolare, l'offerta dovrebbe ampliarsi a giugno quando anche Barclays dovrebbe lanciare la sua versione del conto corrente semplice. Mentre Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps, Bnl e Banca Sella mantengono al momento la linea del servizio bancario di base, un prodotto tecnicamente molto simile al conto corrente semplice, lanciato dal Consorzio PattiChiari nel 2004 e che ad oggi, seppur a tassi crescenti, non è acora molto diffuso (circa 40mila i rapporti sottoscritti, si veda il grafico a destra).
«Rispetto al servizio bancario di base il conto corrente semplice ha tre differenze - riferiscono dall'Abi -. Prevede un numero fisso di operazioni di scrittura contabile e di servizi, una tariffazione a canone omniconmpresivo e un profilo tipo di utilizzo che è funzionale al calcolo dell'Isc (Indicatore sintetico di costo, ndr)». Entrambi, rivolgendosi a una clientela con esigenze poco sofisticate, non includono: libretto degli assegni, carta di credito, forme di finanziamento (scoperto di conto, prestiti, mutui, etc.) e deposito titoli per gli investimenti (Bot, obbligazioni, azioni e via di seguito).

«Il servizio bancario di base e il conto corrente semplice – spiegano dall'Abi – si pongono l'obiettivo di favorire l'inclusione finanziaria di quegli 8,3 milioni di cittadini residenti in Italia che non hanno un conto corrente. Su questo fronte l'Italia è al terz'ultimo posto in Europa, prima di Portogallo e Grecia. Non avere un conto corrente, e quindi utilizzare solo denaro contante per i pagamenti, rappresenta un forte disagio per il cittadino, in termini di sicurezza, trasporto e gestione efficace delle spese in quanto determina una scarsa abitudine alla rendicontazione. Ed è un disagio anche per il sistema Paese dato che è stato calcolato che i pagamenti in contanti comportano un costo annuo di 10 miliardi di euro».

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Tags Correlati: Abi | Andrea Mencarini | Banca d'Italia | Banca Nazionale del Lavoro | Banco Popolare | Cncu | Depositi bancari | Europa | Intesa Sanpaolo

 

Quindi, con il conto corrente semplice il sistema bancario italiano torna nuovamente all'attacco dei clienti non bancarizzati. «A tal proposito va precisato che seppur il servizio bancario di base non ha riscontrato grandi numeri finora è anche vero che questo genere di prodotti consente a molti cittadini non bancarizzati di entrare per la prima volta in banca – spiega Andrea Mencarini, responsabile marketing retail del Banco Popolare –. Nella maggior parte dei casi questi soggetti, una volta ricevuta la consulenza bancaria, sottoscrivono altri prodotti, non necessariamente entry-level, più orientati rispetto al profilo personale. Il conto corrente semplice va nella stessa direzione».