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Plus24 / L'iniziativa «tetto al 4%» costa allo Stato 90 milioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2010 alle ore 14:57.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2010 alle ore 16:57.

Circa 90 milioni di euro. È questa la stima del costo complessivo per le casse dello Stato dell'iniziativa governativa che per il 2009 ha posto un tetto al 4% agli interessi sui mutui a tasso variabile e misto degli italiani. Una cifra che emerge dall'inchiesta di «Plus24» che ha raccolto i dati relativi ai rimborsi elargiti ai clienti da un campione di banche che in Italia controllano oltre l'85% del mercato dei mutui per l'acquisto di immobili, che secondo gli ultimi dati Abi ammonta a circa 282 miliardi di euro.

Il beneficio
In attesa dei dati ufficiali che saranno diffusi dall'Agenzia delle Entrate nei prossimi mesi, si annuncia quindi sostanzioso il risparmio per l'erario: rispetto all'iniziale stanziamento di 350 milioni annunciato dal Governo al momento del varo del decreto anti-crisi il 29 novembre 2008, il risparmio è destinato a superare i 200 milioni di euro. Tutti soldi che nel corso degli ultimi mesi l'esecutivo ha dirottato per coprire altre voci di spesa. Un piccolo tesoro riportato alla luce dalla repentina discesa dell'Euribor, il tasso interbancario a cui sono agganciati nella maggioranza dei casi i mutui a tasso variabile che, rispetto ai picchi superiori al 5% raggiunti nell'ottobre 2008, sono successivamente crollati rendendo così in parte superfluo l'intervento del decreto anti-crisi. Avvalorando le critiche iniziali al provvedimento, bollato da più parti come un effimero rimedio.

Meglio poco che niente
Sulla base dei dati relativi ai mutui che rientrano nel significativo campione analizzato (oltre un milione di contratti), in media sono stati rimborsati ai beneficiari del provvedimento 116 euro. Un dato che varia dai 37 euro restituiti in media ai 227mila clienti del gruppo Intesa Sanpaolo, ai 500 euro pro-capite rimborsati a 90mila mutuatari del gruppo Montepaschi. Una forbice molto ampia in parte giustificata dal differente peso che le diverse tipologie di mutuo hanno all'interno dello stock di finanziamenti di ogni singola banca. «Circa il 70% delle nostre consistenze di mutui sono a tasso misto – spiega Davide Vivaldi, responsabile settore impieghi di Mps –, buona parte dei quali nel 2009 avevano in vigore il tasso fisso. Dopo la vertiginosa ascesa dell'Euribor nella prima parte del 2008, abbiamo registrato da parte dei clienti una forte richiesta di passaggi sull'opzione tasso fisso che nel 2009 veleggiava intorno al 6,2-6,5%». Valori di molto superiori al tetto del 4%, generando conguagli consistenti. «Inoltre – continua Vivaldi – ha inciso molto anche l'elevata quota di mutui a tasso variabile con rata semestrale presenti nel nostro stock, che sul pagamento in scadenza a inizio 2009 il rialzo dell'Euribor è stato avvertito in misura maggiore». Particolarità delle strutture di finanziamento che hanno portato la banca senese a rimborsare il 50% (45 milioni) dei conguagli complessivamente realizzati dall'intero sistema.

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Tags Correlati: Agenzia Entrate | Banca del Monte dei Paschi di Siena | Comitato Esecutivo | Davide Vivaldi | Intesa Sanpaolo | Ministero del Tesoro | Mutui | Plus24

 

Lo strascico
Tra differenti interpretazioni della normativa e difficoltà operative a quasi tutti gli istituti di credito rimangono ancora da regolarizzare le sole posizioni dei mutui a tasso variabile e a rata costante. Una tipologia di finanziamento che tuttora è in attesa dei conguagli. Rimborsi che non dovrebbero però produrre un accredito cash sul conto del cliente, ma un ricalcolo del debito residuo che determini una durata inferiore del mutuo e il pagamento di meno interessi. Ma rispetto al più consueto e semplice ricalcolo del piano di ammortamento, alcune banche stanno per procedere con un rimborso monetario che non determina per il mutuatario gli stessi effetti.