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Plus24 / Le spine del massimo scoperto

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2010 alle ore 12:21.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2010 alle ore 14:59.

Dopo l'allarme lanciato a fine 2009 dall'Antitrust al Governo, al Parlamento e alla Banca d'Italia, anche da via Nazionale arriva una (parziale) conferma: le nuove commissioni che hanno sostituito la commissione di massimo scoperto (Cms) possono aumentare, invece che ridurre, gli oneri a carico dei clienti delle banche.
Il Governatore, Mario Draghi, lo ha spiegato nel suo intervento all'assemblea di Aiaf, Assiom e Atic Forex del 13 febbraio: «La Banca d'Italia ha concluso un'ampia rilevazione – su oltre 500 banche rappresentative di circa l'80% dei conti correnti offerti alla clientela – della tipologia e degli importi delle commissioni applicate su affidamenti e scoperti di conto. I risultati, trasmessi al ministero dell'Economia e delle finanze a cui le nuove norme hanno attribuito compiti di vigilanza in materia di commissioni bancarie, mostrano una forte differenziazione fra gli intermediari: se nella media si registra una riduzione, in circa un terzo dei casi l'onere è invece aumentato».

Il problema, ha spiegato il Governatore, è che «la varietà di nuove commissioni rende difficile per i clienti confrontare le diverse offerte» (vedi tabella di Bankitalia). Occorre che la loro struttura venga drasticamente semplificata. Un nuovo intervento legislativo, che superi le incertezze interpretative del precedente, appare necessario. Inoltreremo nei prossimi giorni al Governo una proposta organica di disciplina che porti a oneri espressi con chiarezza, perché tutti i clienti».
Prima della riforma, la Commissione di massimo scoperto era applicata sulla punta di scoperto trimestrale. Con l'entrata in vigore della legge 3 agosto 2009, n. 102, l'ammontare del corrispettivo omnicomprensivo per il servizio di messa a disposizione delle somme non può più superare lo 0,5%, per trimestre dell'importo dell'affidamento, a pena di nullità. Con la riforma, la Cms, se prevista, può scattare dunque solo in caso di saldo negativo di 30 giorni, e non più anche per un solo giorno di “rosso”.

Ma le segnalazioni dell'Antitrust e l'indagine di Bankitalia mostrano un quadro sconfortante. Il grafico, tratto dall'analisi condotta da Palazzo Koch, mostra 12 ipotesi di conti correnti: otto per le famiglie, non affidati, e quattro per le imprese, ciascuno con tipologie particolari di utilizzo e sconfinamenti per durate e importi diversi. Le nuove commissioni al posto della Cms hanno comportato una diminuzione media degli oneri del 35% per le famiglie, ma la diminuzione media dei costi non è merito solo dell'eliminazione della Cms ma spesso deriva anche dal calo di altre spese fisse. Sui conti affidati (nell'indagine, quelli delle imprese), i nuovi contratti senza Cms segnano un taglio degli oneri pari, in media, al 41%, ma il livello medio della nuova commissione sostitutiva è quasi sempre pari allo 0,5%, il massimo consentito dalla riforma.

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Le condizioni però possono anche peggiorare: per Bankitalia per i conti non affidati delle famiglie il peggioramento scatta nel 29% dei casi di conti non affidati, mentre per i conti affidati delle imprese solo nel 12 per cento.
Sono scese in campo, così, le associazioni dei consumatori. Tra queste, Adiconsum Adoc e Lega Consumatori hanno istituito un Osservatorio sulle condizioni applicate dalle banche al posto della Cms. Le associazioni ricordano ai consumatori che, se vengono riscontrate violazioni della legge sulla Cms, si può far ricorso a strumenti di tutela come l'Arbitrato bancario-finanziario, attivo alla Banca d'Italia e che comprende rappresentanti del Consiglio nazionale consumatori e utenti, o la conciliazione paritetica con le singole banche. ma c'è anche chi ha scelto di scendere sul piede di guerra, aprendo la strada a una class action ad hoc.