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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 15:49.
MOSCA. La Russia ha fiducia nell'euro, parola di Vladimir Putin. Il primo ministro russo lo aveva chiarito la settimana scorsa, alla vigilia del suo viaggio a Parigi: "Nessuno ha interesse a mandare in rovina l'Unione Europea – aveva detto Putin – le attuali difficoltà sono temporanee. Nel complesso, i fondamentali economici europei sono solidi".
Terzo paese al mondo per riserve in oro e valuta, la Russia mantiene i suoi 458,2 miliardi di dollari divisi in valuta Usa (47%), euro (41%), sterline (10%) e yen (2%). Ma dopo un calo della moneta unica pari al 22% dal 25 novembre scorso, fino al minimo di 1,1877 dollari del 7 giugno, anche la Banca centrale russa sta prendendo in considerazione per la prima volta l'opportunità di unire alle proprie riserve dollari canadesi e australiani. Lo ha detto a Mosca il vicepresidente Aleksej Uljukaev: "Stiamo discutendo l'aggiunta di dollari australiani, ci sono pro e contro. Abbiamo già aggiunto dollari canadesi, ma non abbiamo ancora iniziato le operazioni".
Negli ultimi 12 mesi dollari canadesi e australiani sono stati tra le valute favorite dall'aumento previsto per la domanda di materie prime; al contrario, nello stesso periodo l'euro ha perduto l'11% del proprio valore nei confronti del rublo. La ripresa dei prezzi del petrolio è all'origine di quella dell'economia russa, stimata dalla Banca mondiale al 4,5% per il 2010.
Tra giovedì e sabato il tema della stabilizzazione dei mercati finanziari e dell'economia globale sarà uno degli argomenti al centro del Forum economico di San Pietroburgo, creatura di Dmitrij Medvedev: il presidente russo ha particolarmente a cuore la creazione di una valuta regionale di riserva e lo scorso anno, al G-8 dell'Aquila, ne esibì orgoglioso un prototipo, una monetina che si teneva in tasca.