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Canada e Australia, commodity economies dove la crisi è una cosa lontana

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 15:07.

Tassi già in rialzo, in lento cammino verso la normalità. Un'economia in rapida espansione, che ha quasi dimenticato la crisi. Il dollaro canadese ha tutti i numeri a posto per poter far meglio di altre valute, e in questo – sottolineano gli analisti – «non c'è nulla di nuovo».

Il Canada, ricco di risorse minerarie, è una di quelle commodity economies – un'altra, simile, è l'Australia – che dipendono molto dall'andamento delle materie prime e quindi del traino internazionale. La sua valuta, non a caso, tende molto a seguire l'andamento del petrolio. Questa volta è stata però la domanda domestica a guidare il recupero dell'economia, che appare dunque più "sano".

Il prodotto interno lordo è così aumentato nel primo trimestre del 6,1% annualizzato, grazie soprattutto alla ricostituzione delle scorte, e anche l'occupazione, a partire da maggio, ha iniziato a risalire. Il commercio internazionale, in realtà, sembra poter essere un possibile freno, già – spiega Sandy Batten di JPMorgan – a partire da questo secondo trimestre.

La Banca centrale ha quindi iniziato ad aumentare i tassi, anche per contrastare qualche pressione inflazionistica, ma con grande cautela. «Considerata la notevole incertezza sulle prospettive - ha spiegato il 1° giugno in occasione del recente (e primo) rialzo dei tassi all0 0,5 per cento - ogni ulteriore riduzione dello stimolo monetario (e quindi ogni futura stretta, ndr) deve essere attentamente valutata in relazione agli sviluppi interni e globali». Tra questi sviluppi, fondamentale sarà l'evoluzione della crisi e delle politiche fiscali di Eurolandia. Senza dimenticare i possibili effetti – che minacciano da vicino soprattutto l'Australia – del tentativo cinese di sgonfiare la sua bolla immobiliare.

Ogni rallentamento della domanda globale si riflette infatti sui prezzi delle materie prime e questa eventualità potrà rendere un po' più esitante l'andamento del dollaro canadese. Resta comunque il fatto – sottolineato da Sheryl King di Bank ofAmerica Merrill Lynch - che i tassi canadesi divergeranno sempre più rispetto a quelli americani che resteranno a quota zero e si riavvicineranno lentamente all'1% ufficiale di Eurolandia. Il Canada ha inoltre un solido sistema bancario, già tornato a registrare solide performances. Come se la crisi – che pure ha pesato, e come! – non ci fosse mai stata.

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Tags Correlati: Australia | Canada | JPMorgan Chase | Sandy Batten | Unione Europea

 

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