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Finanza e Mercati In primo piano

Greenspan torna a far sentire la sua voce: il costo dei prestiti Usa esploderà. Unica via è ridurre il deficit

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2010 alle ore 16:00.

Ogni tanto ritornano. Alan Greenspan, per anni osannato e adorato presidente della Federal reserve (la Banca centrale americana), è intervenuto nel dibattito su come gestire al meglio la crisi: più deficit spending o più austerity? Mr easy money ha pubblicato un suo commento sul Wall Street Journal, prendendo nettamente la parte di chi predica un forte intervento per tagliare la spesa corrente. «Gli Stati Uniti - dice- dovranno presto affrontare un rialzo del costo dei prestiti: bisogna cambiare assolutamente rotta».

La capacità Usa di prestare denaro è al limite
«L'idea che Washington abbia le spalle molto larghe e possa continuare ad emettere debito è sbagliata; il rendimento», relativamente basso, «dei titoli di stato a lunga scadenza maschera le difficoltà su questo fronte». Secondo Greenspan, infatti, lo yield sulla parte lunga dei Treasury può crescere velocemente e inaspettatamente: «Come accadde a fine degli anni '70, quando in soli 4 mesi i rendimenti salirono di oltre il 4 per cento».

Rendimenti troppo bassi
Quello dello yield sui titoli di stato Usa è un tema al centro della discussione da un po' di tempo. Jim Rogers, proprio al sole24ore.com, ha sottolineato che «si stanno creando le condizioni per una bolla. Il rendimento dei bond governativi con una duration lunga è troppo basso (il treasury decennale rende il 3,2%, ndr), a fronte dell'attuale boom del deficit e del debito federale». In molti sostengono che è solo l'acquisto delle emissioni governative da parte delle grandi banche, che poi girano alla Fed questo credito come garanzia per l'acquisto della liquidità, a tenere schiacciato i tassi sulla parte lunga della curva. Un'operazione che droga il mercato e nasconde il concreto pericolo.

Gli Usa non sono un porto così sicuro
Oltre a ciò, dopo lo scoppio della crisi dei debiti pubblici nel Vecchio continente, deve aggiungersi anche la corsa al debito statale americano visto come save-haven, un porto sicuro. È un po' quello che sta succedendo ai T Bund tedeschi che, in momenti di difficoltà e incertezza quali l'attuale, sono considerati l'unica giusta soluzione per parcheggiare la liquidità. In questo scenario, non stupisce l'andamento del rendimento sui Treasury a stelle e strisce.

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Alan Greenspan (Ansa)

Alan Greenspan (Ansa)

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Ma questo andamento è ciò che preoccupa Greenspan: «Bisogna rigettare l'idea che la riduzione del deficit possa interrompere la ripresa economica. Al contrario, la pressione sui mercati diminuirà solo se il governo americano ridurrà la vendita di bond governativi. Gli Usa si stanno caricando sulle spalle un peso che non saranno i grado di sopportare. L'idea dell'emissione americana come un porto sicuro, lontano dai problemi della Grecia, non potrà durare». Quando questo cesserà, è il monito dell'ex boss della Fed, i tassi di mercato si alzeranno e gli Stati Uniti non saranno in grado di sostenere l'aumento del costo dei prestiti. Quindi, «bisogna avviare una rigorosa riduzione del deficit», conclude l'ex Mr Fed.

Insomma, la discussione tra austerity sì austerity no si arrichisce del nuovo intervento. Anche se è fin troppo facile rimprovare a Greespan non una grande coerenza: per anni è stato il fautore di una politica monetaria espansiva, troppo espansiva che ha contribuito non poco alla crisi cui assistiamo; adesso chiede a tutti di tirare la cinghia...




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