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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2010 alle ore 19:13.
MILANO - Premette: «C'erano tutti presupposti per evitare il fallimento. Ma la nostra proposta non l'hanno voluta nemmeno leggere». Si domanda: «Come è possibile far fallire proprio ora un gruppo che genera metà del suo fatturato in estate?». E accusa: «Non una parola, niente, sulle 300 persone che lavorano in questa azienda». Franco Tatò, liquidatore insieme a Lucia Morselli di Viaggi del Ventaglio, il gruppo dichiarato fallito dal Tribunale di Milano giovedì scorso, è «sconcertato», dice. La decisione di sentenziare il crack del gruppo turistico, a suo avviso, è incomprensibile. Ed è stata presa – commenta – in modo «affrettato».
Perché?
La discussione in camera di consiglio si è svolta su temi astratti e non aziendali. Ma la cosa più grave è che avevamo appena ottenuto la disponibilità da un grande operatore del settore a sottoscrivere un aumento di capitale di 50 milioni, operazione quest'ultima che avrebbe dato vita al più grande player nazionale nel turismo. Mi dice, per esempio, per quale motivo il concordato di Columbus è stato omologato dal Tribunale di Genova e quello dei Viaggi del Ventaglio no? Erano identici, tranne la parte legata all'aumento di capitale. Ora anche Columbus sarà ovviamente travolta dal dissesto.
I conti però erano peggiorati e più volte si è palesato un cavaliere bianco che poi si è tirato indietro...
Guardi, avevamo appena ottenuto una apertura di credito da parte di UniCredit di 6 milioni senza alcuna garanzia. Quelle risorse servivano a proseguire l'attività fino alla ricapitalizzazione. Ricapitalizzazione che, ribadisco, vedeva un gruppo impegnato a sottoscriverla, tanto che la disponibilità è stata depositata in Tribunale.
Il commissario Giuseppe Verna, però, non la pensava proprio così.
Verna ha messo i piedi in azienda una sola volta da quando è stato nominato. In tre mesi avrà partecipato al massimo a sette riunioni nel suo studio e in queste occasioni il tema ricorrente era il suo compenso che da 6 milioni iniziali è poi sceso a 2,8 milioni, cifre che ritengo incomprensibili. Certo, ci sono stati scambi di lettere, ma la sua presenza alla situazione aziendale è stata molto limitata.
Qualcuno ha puntato il dito sull'operazione immobiliare legata alla vendita della società della Repubblica Domenicana La Rosa de Bayahibe, che avrebbe fruttato 4 milioni circa e sul ruolo della controllante Ventaglio International sa, amministrata dai liquidatori, e quindi da lei, e rimasta fuori dal concordato in quanto "in bonis".