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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2010 alle ore 21:40.
La Russia brucia sotto un'ondata di caldo mai vista dal tempo degli Zar e a Chicago il prezzo del grano si impenna come mai dal tempo della crisi petrolifera degli anni 1972-1973. È il gioco dei futures, cioè quei contratti che scommettono sull'andamento futuro dei prezzi delle commodity oggetto del contratto sottostante. Secondo alcuni economisti i futures generano speculazione e alcuni politici (in Italia l'ex ministro dell'agricoltura Luca Zaia) ritengono si debba vietare quelli sulle materie prime alimentari, in particolare il grano, perchè non si può speculare sulla fame.
Fatto sta che da qualche tempo i prezzi del frumento sul Chicago board of trade e sull'EuroNext di Parigi sono sotto pressione, proprio in seguito alle notizie provenienti dalla Russia, ma anche dall'Ucraina e dal Kazakistan dove si prevedono una riduzione della produzione. Fra ieri e oggi l'impennata si è fatta tanto significativa da far dire al Financial Times in un articolo di prima pagina che il «rally ricorda la crisi globale delle materie prime alimentari del 2007-2008» citando previsioni di analisti e trader che danno la produzione Russia (uno dei dieci maggiori produttori di grano) in calo del 27%. E dove si ventila il rischio che Mosca, come nel 2007-2008 - chiuda le frontiere all'export.
La notizia, forse non a caso, arriva all'inizio della campagna commerciale quando parte l'ovvio braccio di ferro fra coltivatori e industrie della farina (in Italia l'Italmopa) per accordarsi sul prezzo. Così mentre Coldiretti e Confagricoltura riferiscono i balzi del prezzo del grano a Chicago (+4% in un solo giorno a 7,3 dollari per bushel, 0,21 euro al chilo, per i future con consegna a dicembre 2010) e dell'Euronext di Parigi dove una tonnellata di grano tenero oggi vale 198 euro, per consegna ad agosto (un mese fa era di 140 euro) e sottolineano il +50% rispetto al 2009 (che però fu anno di crisi). Da parte industriale, il presidente dell'industria molitoria Umberto Sacco, invita a non prestare troppa attenzione alle speculazioni delle borse telematiche e assicura «ampie scorte» per tamponare eventuali momentanee carenze di prodotto sul mercato italiano. «Certo - ammette Sacco - dopo due anni di crisi il prezzo del grano si sta riprendendo». Ripresa moderata comunque confermata anche dall'Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) che fa capo al Ministero dell'Agricoltura. Secondo i dati diffusi oggi, il mese di luglio ha confermato la ripresa del prezzo medio sia del grano duro sia di quello tenero. In particolare il frumento duro italiano ha segnato una crescita dell'8,5% sul mese precedente ma risulta ancora inferiore del 25% rispetto al luglio 2009. Meglio va il frumento tenero con una crescita sia congiunturale (+3,1% su giugno 2010) sia tendenziale (+10,8% su luglio 2009). Quanto ai pastai, più volte durante la crisi del 2007-2008 presi di mira insieme ai panificatori dall'Antitrust per l'impennata dei prezzi, garantiscono per voce del loro presidente Massimo Menna, di «monitorare la situazione»