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Consob conferma: faro su UniCredit

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 09:33.

La Consob apre un faro "sulla scalata strisciante" dei libici in UniCredit. Confermando le indiscrezioni riportate da Il Sole 24 Ore, ieri la commissione ha fatto sapere di avere «in corso accertamenti», definiti per il momento di routine, affinchè il mercato abbia con trasparenza informazioni corrette (ai sensi dell'articolo 140 del Tuf) sulla doppia partecipazione dei soci libici in UniCredit. In particolare, la Commissione avrebbe chiesto alla Central Bank of Libya (che detiene il 4,98%) e alla Libyan Investment Authority (che di recente ha dichiarato di possedere il 2,075%) di dichiarare la natura dei loro rapporti.

Obiettivo finale: chiarire al mercato se il tetto al possesso azionario del 5% di UniCredit, previsto dallo statuto della banca, sia stato superato dagli investitori libici. Tema che resta anche attentamente monitorato dalla Vigilanza di Bankitalia, che a inizio agosto aveva chiesto informazioni al vertice della banca su eventuali sviluppi nella governance di UniCredit a seguito dei recenti movimenti nelle partecipazioni azionarie riconducibili a Tripoli.

Fino a che punto il tema è davvero d'interesse per gli altri grandi azionisti? C'è chi parla di un crescente nervosismo delle Fondazioni e dei soci tedeschi, rappresentati al massimo livello nel board dal presidente Dieter Rampl. È possibile che la vicenda delle quote dei libici apra un nuovo fronte nella governance di UniCredit? Per il momento, nessun socio è venuto allo scoperto. Teoricamente, i più preoccupati dovrebbero essere gli azionisti privati italiani che, pur avendo quote modeste del capitale di UniCredit, nominano in consiglio due rappresentanti (Carlo Pesenti per Italmobiliare e Luigi Maramotti per Max Mara). Rappresentanza che, tenuto conto dei nuovi pesi azionari, potrebbe essere in futuro ridimensionata a favore dei nuovi soci arabi (oltre alla Libia, c'è da poche settimane anche il fondo sovrano di Abu Dhabi con il 4,9%). In effetti, o almeno nella realtà mediatica, l'unica vera opposizione esplicita al rafforzamento dei soci arabi in UniCredit è di natura politica e arriva dal Sindaco di Verona Flavio Tosi, azionista di minoranza della Fondazione CariVerona, che ogni giorno spara contro UniCredit. Ieri Tosi se l'è presa con la banca per le garanzie prestate all'As Roma per l'acquisto dal Milan del calciatore Marco Borriello. Una contestazione, quella del sindaco leghista di Verona, cui per il momento non si associa il collega/rivale Luca Zaia, Governatore della Regione Veneto, finora assai più dialogante di Tosi con i vertici di UniCredit.

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La Consob in campo per sondare il peso dei libici in UniCredit

La Libia sotto i riflettori, e non solo per la visita di stato del colonnello Gheddafi. La Consob

Tags Correlati: Allianz Subalpina | Banca d'Italia | Cariverona | Carlo Pesenti | Consob | Dieter Rampl | Flavio Tosi | Libia | Libyan Investment Authority | Luca Zaia | Luigi Maramotti | Marco Borriello | Max Mara | Paolo Biasi | Partecipazioni societarie | PDL | Veneto

 

A Verona c'è grande agitazione in questi giorni per il rinnovo del consiglio generale della Fondazione CariVerona, cui fa capo il 4,8% di UniCredit. Scontata la riconferma del presidente Paolo Biasi, che dovrebbe essere nominato senza essere indicato nelle "terne" dei consiglieri presentate dai singoli enti locali, l'agitazione riguarda soprattutto gli equilibri interni che terranno conto sia delle varie anime della Lega che del Pdl. Il 17 settembre i giochi saranno fatti, con la nomina del nuovo consiglio, e si vedrà quale sarà l'esito dell'apra contesa che si gioca all'interno del centrodestra veneto.

La Fondazione CariVerona è un pilastro decisivo dell'azionariato di UniCredit, fondatore della nuova banca post-privatizzazione insieme alla Fondazione Crt. Proprio alle scelte di CariVerona, paradossalmente, si deve l'avanzata dei libici in UniCredit. A inizio 2009, nel pieno della crisi finanziaria, Cariverona rinunciò in extremis a sottoscrivere pro-quota il prestito obbligazionario cashes da 3 miliardi riservato ai grandi soci. La defezione di Verona costrinse gli altri soci – tra cui Crt, Carimonte Holding, Fondiaria-Sai, Allianz – a sottoscrivere d'urgenza una parte della quota lasciata libera dai veronesi. La parte restante, dopo giorni di fibrillazione, fu sottoscritta proprio dai libici cui gli altri soci si rivolsero chiedendo aiuto. Si vedrà nelle prossime settimane se quel clima di grande collaborazione è davvero cambiato. O se tutto evaporerà, insieme alle polemiche estive.

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