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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2010 alle ore 10:49.
L'altra faccia dell'incertezza economica è avere condizioni inedite sul fronte dei tassi per un mutuo. Se si volge lo sguardo al passato, infatti, è impensabile trovare, perlomeno in Europa, uno scenario come quello attuale che vede per i mutui a tasso variabile un livello inferiore al 2 per cento. Per chi vuole proteggersi dal futuro (eccessivo) rialzo dei tassi c'è poi la soluzione con cap che costa in media il 2,5 per cento. E poi, e questa è la più grande novità delle ultime settimane in tema di prestiti ipotecari, si scopre guardando le offerte a tasso fisso che è stata infranta al ribasso la soglia del 4 per cento.
Come mai? La discesa dei tassi fissi è legata a quella degli Irs (Interest rate swap) che, a sua volta, è legata alla crescita della domanda (e dei prezzi) di Bund tedeschi (considerati i titoli più affidabili in questo momento nell'area euro).
Detto ciò, ad agosto gli indici Irs, sia per le durate più brevi (2-5 anni) che per le più lunghe (dai 20 anni in poi) sono scivolati di circa 70 punti base. Una caduta eccezionale che ha fatto piombare gli Irs a 20-25 anni (le durate più gettonate in Italia per i mutui a tasso fisso) intorno al 2,7% quando erano oltre il 4% a gennaio e vicine al 3,5% a inizio agosto. «C'è stata una presa di coscienza che la ripresa economica, nei fatti, non c'è e che ci vorrà ancora molto tempo per uscire dall'incertezza – spiega Roberto Anedda, vicepresidente di MutuiOnline.it –. Per questo motivo gli Irs stanno scivolando anche se è paradossale pensare, come questi parametri lasciano presupporre, che il delicato quadro attuale resterà tale anche fra 20, 30 o 50 anni. In ogni caso – continua – seppur opinabili questi indicatori determinano le condizioni di un mutuo a tasso fisso che oggi, infatti, sono pressoché irripetibili». Tra le migliori offerte in circolazione c'è quella di Cariparma che offre un fisso a 20 anni al 3,95% (tasso annuo nominale). Il taeg (comprensivo degli altri oneri) sale al 4,13 per cento. Seguono Banco popolare (tan 4,02%), Credem (4,06%), Chebanca (4,16%), Webank 4,18 per cento. «Uno scenario che conviene ai mutuatari – conclude –. Ma, in un certo senso anche alle banche che, offrendo questi prodotti, difficilmente dovranno preoccuparsi in futuro dello spettro della surroga, come è accaduto invece negli ultimi due anni».