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Finanza e Mercati In primo piano

Sheila Bair, la repubblicana paladina dei consumatori che attacca la gestione statale della crisi subprime

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2010 alle ore 19:01.

«Se avessimo avuto queste regole nel 2008 avremmo evitato il caos». Come dire, dovevate ascoltarmi prima, perché io ve lo avevo detto. Il mittente è Sheila Bair, alla guida della Fdic (Federal deposit insurance corporation), l'organismo statunitense che assicura la copertura dei depositi degli istituti finanziari e vigile sull'attività degli istituti di credito locali.

Destinatari del messaggio sono Ben Bernanke, governatore della Federal Reserve e i vertici di Fannie Mae e Freddie Mac (rispettivamente Federal National Mortgage Association e Federal Home Loan Mortgage Corporation) due società create alle fine degli anni Trenta per garantire i fondi per il mercato immobiliare americano, entrambe nazionalizzate all'apice della crisi subprime con un maxi intervento.

Sheila Bair, 55enne repubblicana di ferro nominata a capo della Fdic da George W. Bush nel 2006, risponde così a Bernanke che ha recentemente preso le difese della Banca Centrale dalle accuse di avere commesso il «peccato originale» di una politica di tassi di interesse bassissimi negli anni 2003 e 2004, incoraggiando di fatto la bolla speculativa nel settore immobiliare. «La politica monetaria non è lo strumento da usare per sgonfiare bolle speculative» ha detto Bernanke. Quello che ci vuole è maggiore supervisione e più regole: non erano disponibili prima della crisi, ma grazie alla legge Dodd-Frank ora ci sono.

Bair, nel corso di un'intervista alla Cnbc, lancia l'allarme sull'esposizione del governo sui prestiti ipotecari, complice il ritardo nell'adozione di un quadro normativo equilibrato. «Dovremmo tutti essere preoccupati per il livello di esposizione che il governo sta assumendo per garantire mutui, soprattutto adesso che abbiamo impostato requisiti più prudenti per la sottoscrizione». E prende le distanze da Fannie Mae e Freddie Mac che, insieme alla Federal Housing Administration, garantiscono oltre il 90% del mercato dei mutui. Bair prende ancora una volta le distanze dal segretario al Tesoro Timothy Geithner, autore del piano di salvataggio Tarp (Troubled Asset Relief Program) da 700 miliardi di dollari, secondo cui il ruolo del governo degli Stati Uniti di finanziare l'edilizia abitativa devono essere sottoposti a un «cambiamento fondamentale», ma allo stesso tempo è necessario offrire le opportune garanzie a un mercato da 10.700 miliardi di dollari.

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Il messaggio è chiaro. Se le regole fossero arrivate prima l'esposizione del governo sul fronte ipotecario sarebbe stato nettamente inferiore. Bair ha marciato sin da subito, ovvero dall'agosto 2007 quando sono arivati sui mercati finanziari i primi sentori della bolla dei derivati subprime, in controtendenza. Non vedendo di buon occhio la possibilità di nazionalizzare una parte del sistema schierandosi contro il segretario del Tesoro Tim Geitner, Bair si è battuta sin dall'inizio a favore dei risparmiatori, contraria al travaso dei titoli tossici dagli istituti di credito al governo degli Stati Uniti . Il problema - secondo colei che è stata nominata prima donna «da tenere d'occhio» nella classifica del Wall Street Journal fra manager, economisti, politici e cattedratici che più influenzeranno l'economia e la finanza - andava risolto lavorando su un quadro normativo più stringente. Lo stesso a cui sono arrivati gli Stati Uniti, nel luglio 2010.

Un piano che prevede che le banche commerciali non potranno investire per conto del proprio portafoglio in operazioni di trading o speculative, in operazioni hedge o di private equity, per una percentale superiore al 3% del proprio capitale. Le banche che vorranno fare di più dovranno lasciare il settore commerciale (che consente di raccogliere depositi dai clienti) e concentrarsi su quello di trading. Oppure dovranno creare delle controllate separate. Sarà istituita una nuova agenzia per la protezione dei consumatori, per difendere gli ingenui da prestiti facili, attraenti sulla carta, ma molto onerosi in termini pratici, come abbiamo visto nel caso dei prestiti subprime. Vi saranno nuove misure di trasparenza, attraverso clearing houses e veri e propri mercati ad hoc, per i fondi hedge e per prodotti derivati.

A distanza di due anni Bair si prende quindi una clamorosa rivincita. Nel frattempo, però, non sono mancati altri apprezzammenti. Secondo il Wsj e gli osservatori indipendenti, Bair ne ha dato prova soprattutto nella gestione del fallimento di IndyMac Bank in cui «ha garantito i depositi e ha dato l'idea d'interpretare il suo ruolo stando dalla parte dei risparmiatori e non gestendo burocraticamente il potere». Nel biennio 2008-2009 ha gestito con saggezza la crisi delle banche locali, lasciando fallire quelle più deboli senza scossoni e e pani­co tra i risparmiatori. Confermandosi una repubblicana anomala, forse l'unica che è piaciuta sia a Bush (che l'ha nominata) che a Obama (che l'ha confermata).

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