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Finanza e Mercati In primo piano

I dati americani sul lavoro spingono i listini. Maxi bond per Eni e Atlantia

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2010 alle ore 08:22.
L'ultima modifica è del 09 settembre 2010 alle ore 12:00.

Dopo l'ottimismo generato dalle notizie positive arrivate prima dell'apertura dal fronte dell'occupazione e commerciale, i listini americani hanno ridotto i guadagni sulla scia della possibilità che Deutsche Bank, principale banca tedesca, potrebbe procedere a un maxi aumento di capitale fino a 11,4 miliardi di dollari. Wall Street ha comunque chiuso in positivo. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,27% per cento assestandosi a 10.415,24 punti. Il Nasdaq guadagna lo 0,33% a 2.236,20 punti. Positivo anche lo S&P 500 che cresce dello 0,48% raggiungendo 1.104,18 punti.

Buona seduta per tutte le Borse europee, che hanno chiuso sopra i massimi degli ultimi 4 mesi segnati nelle scorse giornate. Un grosso aiuto l'ha fornito il dato migliore delle attese delle richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti, con i titoli bancari, tra quelli che più avevano accusato il calo della scorsa primavera, in forte rialzo. L'indice Stxe 600, che fotografa l'andamento dei principali gruppi quotati sui listini del Vecchio Continente, è cresciuto di oltre un punto percentuale, con la Borsa di Dublino (+0,66% finale) che non ha particolarmente risentito del forte rialzo del rischio default sul debito dell'Irlanda e delle banche del Paese britannico.

Bene Atene (+1,53%), ma tre le Borse europee maggiori la piazza azionaria più in salute della seduta è stata quella di Milano, salita dell'1,35% grazie soprattutto alla forza dei titoli del comparto del credito. Bene il Banco Popolare (+2,8%) e Unicredit (+2,5%), forte nonostante la forte querelle politica attorno alla partecipazione libica nel capitale. Recuperano anche i titoli delle costruzioni con Buzzi Unicem (+2,94%) e Italcementi (+2,2%) mentre Pirelli & C (+1,74%) si scalda grazie alle indicazioni positive sul business date dal numero uno, Marco Tronchetti Provera, in roadshow negli Stati Uniti.

Eni (+1%) ha annunciato un maxi bond da 2 miliardi di dollari e Atlantia (+0,39%) ha lanciato con successo un'emissione obbligazionaria da 1,5 miliardi di euro. L'operazione è stata articolata in due tranche (una da 1 miliardo con durata di 7 anni ed un'altra da 500 milioni da 15 anni). I bond sono stati collocati presso investitori istituzionali - informa una nota - con ordini che hanno superato i 4,5 miliardi. Le obbligazioni a 7 anni con cedola fissa pagabile annualmente del 3,375% hanno un prezzo di emissione di 99,454. Il rendimento effettivo a scadenza é del 3,464%, corrispondente a un rendimento di 122 punti base sopra il tasso di riferimento (mid-swap). Il bond 15 anni con cedola fissa pagabile annualmente pari a 4,375%, ha un prezzo di emissione (re-offer price) di 99,374. Il rendimento effettivo a scadenza é pari a 4,433% corrispondente ad un rendimento di 155 punti base sopra il tasso di riferimento (mid-swap).

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In coda al listino Telecom Italia (-0,82%), che paga l'andamento del settore tlc europeo (+0,08%) ma soprattutto le tariffe unbundling fissate questo pomeriggio a livelli inferiori alle attese dalle Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni. Fuori dal listino principale, schizza Yorkville (+22%) dopo l'annuncio dell'Ops sul fondo comune d'investimento Investietico e brilla anche Campari (+1,98%), favorito dal buy di Unicredit e dal fermento nel settore degli alcolici con le offerte per gli asset vinicoli dell'australiano Foster's.

La Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo, ma sotto i massimi della seduta. L'indice Nikkei ha chiuso le contrattazioni a +0,82% a 9.0098,39 punti, con i progressi limitati dal caro-yen, sempre a livelli vicini ai massimi da 15 anni sul dollaro. Le ricoperture erano partite a inizio di seduta sulla scia del successo delle emissioni obbligazionarie in Portogallo e Polonia che hanno allentato i timori di crisi debitoria in Europa.

Super-yen. Negli ultimi scambi sulla piattaforma asiatica il cross del dollaro/yen viaggia a 83,65, in prossimità dei recenti massimi (per lo yen) degli ultimi quindici anni. Il biglietto verde resta vulnerabile contro yen dal momento che le autorità giapponesi non sarebbero, secondo gli operatori, ancora pronte a intervenire su questi livelli di cambio. Il ministro delle Finanze nipponico Yoshihiko Noda ha nel frattempo dichiarato che Tokyo sta conducendo diverse simulazioni di intervento sul mercato dei cambi. Alle dichiarazioni di Noda non ha però fatto seguito alcun recupero del cross dollaro/yen, confermando l'idea dei trader che indicano in 80 la soglia massima di tolleranza per Tokyo.

Arrivano buone notizia dall'Australia con il dato sulla crescita dell'occupazione australiana edall'apprezzamento della valuta locale nei confronti delle altre divise. Il disco verde dell'economia australiana ha smosso le principali borse di Asia e Pacifico dallo stallo delle ultime giornate. Il mese scorso il totale degli occupati in Australia è salito di 30.900 unità. In particolare, inoltre, il numero degli impieghi a tempo pieno è schizzato di 53.100 unità, il maggior rialzo degli ultimi due anni. In settimana la Reserve Bank of Australia ha confermato i tassi al 4,5% sottolineando come per il momento le incertezze dell'economia mondiale bilancino la forza della ripresa interna. Quella australiana è stata la prima economia avanzata a registrare un aumento del costo del denaro con una stretta di 150 punti base tra ottobre e maggio.

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