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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2010 alle ore 10:36.
I prezzi al consumo sono saliti in Cina del 3,5% nel mese di agosto su scala annuale, contro il 3% dell'obiettivo governativo per l'intero 2010. Lo rendono noto i dati diffusi sabato dall'Ufficio nazionale delle statistiche cinese (Bns). Il dato sull'inflazione é il più alto dall'ottobre 2008 ed é in parte dettato dalle inondazioni, le peggiori da un decennio a questa parte, che hanno danneggiato i raccolti e le vie di comunicazione in gran parte del territorio cinese. Il rialzo dei prezzi al consumo é accelerato sia rispetto a luglio (3,3%) sia rispetto a giugno (2,9%).
Sempre ad agosto, la produzione industriale é intanto balzata del 13,9% rispetto a un anno prima (dopo il +13,4% di luglio e il +13,7% di giugno), con gli investimenti in capitale fisso saliti nei primi otto mesi dell'anno del 24,8%.
Buone notizie anche dal fronte dei consumi, dove - sempre secondo i dati della Bns - le vendite al dettaglio sono salite del 18,4% su base annua dopo l'aumento del 17,9% messo a segno a luglio.
L'economia cinese torna dunque a correre. Una conferma è arrivata pochi giorni fa dai dati su import ed export di merci, aumentati del 35% nel primo caso (13 punti percentuali in più rispetto ai livelli già consistenti di luglio) e del 34% nel secondo. Rialzi che rinnovano le preoccupazioni circa la debolezza della valuta cinese. Come dimostrano le dichiarazioni rese al Wall Street Journal dal segretario Usa al Tesoro, Timothy Geithner: «La Cina - spiega il segretario al Tesoro in un'intervista al Wall Street Journal - ha fatto un passo importante a giugno, dicendo di essere pronta a lasciare che lo yuan rifletta gli andamenti di mercato. Ma poi ha fatto molto, molto poco in proposito. È molto importante per noi che si muova in tal senso e penso sia importante anche per la stessa Cina».