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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2010 alle ore 18:04.
Le riserve in valuta straniera della Banca centrale cinese toccano un nuovo record nel terzo trimestre arrivano quota 2 mila e 650 miliardi di dollari. Soltanto negli ultimi tre mesi nelle casse della banca centrale sono affluiti 194 miliardi di dollari. Rispetto all'anno scorso l'aumento è stato pari al 16,5%.
Il dato si spiega soltanto in parte con il segno più che da sempre contraddistingue la bilancia dei pagamenti di un paese. Se le infatti le esportazioni dalla Cina continuano a essere il principale motore dell'economia (proprio oggi deficit commerciale americano verso la Cina è salito al massimo storico a 28,04 miliardi di sollari) è anche vero che le importazioni stanno crescendo. Il surplus della bilancia commerciale di settembre infatti è sceso ai minimi degli ultimi cinque mesi (16 miliardi e 9 milioni di dollari).
L'aumento delle riserve in valuta estera della Banca centrale insomma non riflette i fondamentali dell'economia ma è legato a diversi altri fattori. Quello che la Banca centrale cinese cita ufficialmente è «l'apprezzamento dell'euro». Il rafforzamento della moneta unica (che negli ultimi tre mesi ha guadagnato il 7,7% sullo yuan) ha contributo alla performance per oltre 80 miliardi di dollari ha fatto sapere l'autorità per i cambi.
Quello che le autorità cinesi non ammettono sono invece i pesanti interventi sui mercati valutari per raffreddare le quotazioni della moneta. Le pressioni internazionali su questo fronte, uno dei fattori della cosiddetta guerra dei cambi, sono altissime. Le aspettative di una futura rivalutazione peraltro favoriscono la speculazione. C'è quindi chi acquista a man bassa yuan sui mercati dei cambi nella speranza di un possibile rialzo. Anche questo fattore non fa altro che ingrassare le riserve di valuta straniera della banca centrale cinese.
«Non bisogna tuttavia sottovalutare l'afflusso di investimenti esteri che oramai sono pari alle entrate legate alle esportazioni», fa infine notare Franco Bruni, docente della Bocconi di Milano. «Edifici, terreni, fabbriche, la Repubblica Popolare è da anni un paese si investe, e parecchio. Da questo punto di vista la Cina si sta allineando ai grandi paesi occidentali».