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Finanza e Mercati In primo piano

I mutui fantasma potrebbero costare alle banche Usa fino a 700 miliardi. Una donna guida la crociata

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2010 alle ore 14:15.

Mutui subprime, parte II. La crisi finanziaria scoppiata nel 2007, la più tragica dopo il grande crollo del '29, non è finita con i maxi-piani di salvataggio orchestrati dal governo Usa e dalla Federal Reserve a favore dei big del credito (esclusa Lehman Brothers, collassata nel 2008). Negli Stati Uniti, infatti, è partita una nuova crociata di risparmiatori e case di investimento per chiedere maxi-risarcimenti alle banche. Al timone dell'offensiva ci sono le più grandi case al mondo del risparmio gestito, come BlackRock e Pimco, e addirittura la Federal Reserve di New York. Sul banco degli imputati ci sono i colossi del credito, a partire da Bank of America.

ll motivo? I prodotti ereditati dai salvatori nell'ambito del piano governativo degli aiuti non solo sarebbero titoli spazzatura per il valore intrinseco (legati a mutui subprime il cui valore si è dissolto dopo l'aumento dei tassi di interesse tra il 2003 e il 2007 che ha poi determinato l'effetto a catena mancato rimborso dei mutui/calo delle quotazioni immobiliari). In aggiunta, ci sarebbero, oltre alla sostanza, problemi di forma dato che una parte di questi sarebbe stata impacchettata in modo scorretto e poco trasparente.

Per questo motivo sono state avviate della azioni legali volte a chiedere il riacquisto di questi bond da parte delle banche che li hanno collocati. Il controvalore dei risarcimenti richiesti è stimato intorno ai 700 miliardi di dollari. Nel mirino ci sono anche i "mutui fantasma", prestiti ipotecari cartolarizzati che sarebbero stati registrati in modo non conforme alle normative, fenomeno direttamente collegato alla sospensione dei pignoramenti a causa dei Robo-signers,

La causa più significativa in termini mediatici è quella portata avanti dall'avvocatessa Kathy Patrick, dello studio Gibbs & Bruns. Tra i suoi clienti ci sono otto grandi case di investimento (fra cui BlackRock e Pimco) e la stessa Federal Reserve di New York. Gli strumenti finanziari contestati sono 115, la maggior parte dei quali è stata rilevata proprio dalla Fed nel piano di salvataggio che ha coinvolto anche gli istituti Bear Stearns e Aig.

Il caso si è riacceso il 18 ottobre quando Patrick

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Kathy Patrick

Tags Correlati: Bank of America | Bank of America.ll | Bank of New York Mellon | Chris Gamaitoni | Compass Point Research | Fannie Mae | Fed | Franklin Talcott | Kathy Patrick | Lehman Brothers | Mutui | Paul Norris | Stati Uniti d'America | Stearns Bear | Wall Street

 

ha inviato una lettera (consulta il documento integrale in pdf) ai vertici di Bank of America e Bank of New York Mellon in cui vengono elencate le accuse, punto per punto, e i 115 prodotti contestati, iscritti inizialmente a bilancio per un controvalore di 105 miliardi di dollari. Secondo Chris Gamaitoni, un analista della società Compass Point Research and Trading, interpellato dall'agenzia Bloomberg, includendo anche le spese legali il totale dei costi per le banche coinvolte potrebbe nel collocamento di questi titoli potrebbe arrivare a 179,2 miliardi di dollari. Secondo un report di Jp Morgan il costo potrebbe aggirarsi intorno agli 80 miliardi di dollari. In ogni caso, non si tratta di briciole, soprattutto se le si somma agli oltre 500 miliardi di dollari richiesti a titolo di risarcimento da altre cause pendenti legati ai bond subprime, guidate dall'avvocato di Dallas, Talcott Franklin.

Patrick aveva inviato una prima lettera a settembre ai vertici di Bank of New York Mellon ma ha deciso di replicare dato che la banca a seguito della prima lettera «non ha aperto un fascicolo investigativo in merito».

Tra gli esperti c'è chi, come Paul Norris, ex direttore del portafoglio mutui presso l'agenzia federale Fannie Mae (salvata e nazionalizzata nel 2008) indica che i tempi di queste cause saranno lunghissimi e dagli esiti incerti per i risparmiatori. Dall'altro lato, però, ci sarebbero secondo alcune indiscrezioni del New York Times alcuni fondi hedge che starebbero acquistando i titoli incriminati scommettendo su un loro apprezzamento che deriverebbe qualora le banche accusate perdessero le cause e fossero realmente costrette a riacqistare i bond subprime collocati bypassando le norme sulla trasparenza finanziaria.

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