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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 08:04.
I grandi piani di salvataggio della finanza, scattati negli ultimi due anni da una costa all'altra dell'Atlantico, minacciavano di lasciare in eredità pesanti perdite ai contribuenti. A sorpresa invece, se restano politicamente scottanti, i loro bilanci provvisori mostrano che le casse pubbliche possono forse tirare un sospiro di sollievo: spesso i governi recuperano gli aiuti con un guadagno - anche di miliardi di dollari, euro o sterline. Altre volte i costi appaiono comunque inferiori alle profezie più nefaste.
L'esempio, nel cuore dello sconquasso bancario, è dato dal Tarp, il fondo di soccorso per gli istituti americani. Prossimo alla scadenza formale, il 3 ottobre, rimarrà ostaggio del rientro degli aiuti concessi. Una certezza però si fa strada: equipaggiato con 700 miliardi di dollari e dopo averne elargiti all'apogeo 550, dovrebbe costare non più di 66 miliardi. Ben meno, cioè, dei 350 ipotizzati nel 2009. E neppure la metà della precedente crisi bancaria statunitense, il crollo delle casse di risparmio.
Non basta: gli aiuti espliciti alle banche sono rientrati con profitto - almeno dieci miliardi e il conteggio prosegue - smentendo paure di un «buco» da 76 miliardi. I rischi di perdite sono semmai concentrati altrove, nei fondi in supporto ai mutui e a gruppi non bancari, da Aig e General Motors dove sono in gioco cento miliardi, 50 ciascuno. Solo questa settimana potrebbe essere raggiunto un complesso accordo per la restituzione di 49 miliardi da parte di Aig, fetta dovuta al Tarp dei 182 miliardi di assistenza federale all'assicuratore. Mentre perchè il Tesoro emerga in pareggio da Gm le sue azioni, una volta tornate in Borsa, dovrebbero scalare la vetta record di 134 dollari.
Ma grazie a un cocktail di prestiti restituiti, vendita di opzioni o titoli intascati in cambio degli aiuti e dividendi trimestrali, il governo è riuscito a far fruttare gli «investimenti» nelle banche, beneficiarie anzitutto di 205 miliardi del Capital Purchase Program (Cpp), sezione del Tarp dedita al rafforzamento del capitale. È stata la Keefe, Bruyette and Woods a calcolare che proprio qui si è materializzato il guadagno: 10, forse 13 miliardi già prima dell'estate. Abbastanza da generare rendimenti medi del 10% (talvolta del 20%) sull'intervento in 61 colossi che hanno ripagato i soccorsi, da Goldman Sachs a JP Morgan e Wells Fargo. Le cifre potrebbero alzarsi ulteriormente: gli istituti virtuosi sono di recente saliti a 76 e i capitali targati Cpp recuperati (138,4 miliardi) al 67,5 per cento. Il Tarp, intanto, e' sotto chiave: il Congresso, con la riforma finanziaria, ha vietato nuove iniziative.