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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2010 alle ore 09:28.
Ventiquattr'ore di silenzio. Poi, nella tarda serata di domenica, il comunicato ufficiale di Hermès International dopo l'annuncio-bomba della Lvmh di detenere il 14,2% del concorrente: con il 72% del capitale, detenuto dai 60 eredi, l'azionariato familiare è largamente maggioritario e resta «perfettamente unito».
Dunque non è dalla famiglia Dumas che Lvmh, ora principale azionista "esterno", avrebbe acquistato la sua quota, peraltro pagata circa 80 euro ad azione rispetto ai 176,20 della chiusura di venerdì, con un investimento che salirà a 1,45 miliardi non appena saranno convertiti alcuni derivati già in mano all'uomo più ricco di Francia.
Se è vero che il titolo Hermès in Borsa è balzato del 90% da inizio d'anno (lunedì mattina guadagnava poco dopo l'avvio il 9,5% a 191,25 euro mentre Lvmh sale del 2% a 115,55) , forse il rastrellamento di Arnault andava avanti a piccoli lotti da molto tempo. E, con la chiusura di venerdì, la capitalizzazione è pari a 18,6 miliardi, 46 volte gli utili attesi quest'anno, contro le 21 volte del settore lusso.
Nel suo comunicato Hermès precisa inoltre che lo statuto di accomandita per azioni permette di garantire l'indipendenza e assicura che «nessun progetto di cessione significativa del capitale» è in corso.