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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 12:33.
Scivolerà sotto quota 75 yen e diventerà la valuta più debole del mondo. È questo lo scenario che Tohru Sasaki, alla guida della divisione valute di Jp Morgan, dipinge per il dollaro (che oggi viene scambiato a 83 yen). Il nuovo allentamento monetario annunciato il 3 novembre dalla Federal Reserve - con il quale la Banca centrale americana si è impegnata ad acquistare titoli di Stato americani per un controvalore di 75 miliardi di dollari al mese fino a giugno 2011 - sortirà quindi l'effetto di una svalutazione competitiva del dollaro in uno scenario teso sul fronte monetario internazionale.
Dove i big dell'economia mondiale sono in guerra per mantenere fiacca la propria valuta, in modo tale da spingere la leva delle esportazioni e rilanciare l'economia.
Sasaki, a margine di un forum a Tokyo, ha ricordato che «gli Stati Uniti hanno il più grande deficit delle partite correnti del mondo e mantengono i tassi di interesse praticamente a zero».Nel ragionamento l'esperto ricorda che l'eccesso di liquidità immessa sui mercati finanziari dalle banche centrali negli ultimi due anni favorirà una crescita del 3% dell'economia mondiale nel 2010. Sui mercati si sta assistendo a un déjà vu, rispetto a quanto già visto tra l'inizio del 2002 e il 2004 quando la crescita dell'appetito per il rischio ha portato a un aumento delle valutazioni dei mercati azionari e dei prezzi delle materie prime comportando una discesa del dollaro sullo yen del 25 per cento.
In questo scenario - spiega Sasaki - il dollaro non può evitare lo status di valuta più debole.
Il tema delle valute è tuttavia estremamente complesso. La manovra della Fed ricalca in parte la strategia del Giappone, la cui economia è imballata da tassi azzerati, il più alto elevato debito pubblico del mondo (oltre il 200% del Prodotto interno lordo) e il costante pericolo della deflazione (considerata la minaccia numero uno per un'economia, dato che in un quadro in cui i prezzi tendono a scendere si tende a rimandere i consumi). La stessa Banca del Giappone, infatti, lo scorso ottobre ha attuato un'ulteriore manovra espansiva azzerando i tassi di interesse e istituendo un fondo da 5mila miliardi di yen (60 miliardi di dollari) per acquistare bond pubblici e cartolarizzazioni governative su commercial paper e corporate bond.