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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2010 alle ore 09:05.
Due forze opposte. Nella mattinata, sugli schermi delle quotazioni, era ben chiaro il "conflitto" tra due differenti trend. Da un lato I'Irlanda, oltre alle tensioni tra le due coree, che frenano Borse e banche. Dall'altro la locomotiva dell'Europa, la Germania che continua a sfornare dati positivi e spinge, o perlomeno sostiene, l'euro. Non appena è stato pubblicato l'ottimo dato sul pmi tedesco (58,9 punti contro le previsioni di 56,9) la divisa unica ha superato quota 1,36 verso il dollaro. Poi, però, è ridiscesa a 1,35. Ha tentato di resistere ma, nel pomeriggio, è crollata fino a 1,34. Insomma, più che la crescita di Berlino (cui si è aggiunta quella degli Usa) ha importato la paura del contagio irlandese.
I mercati europei
La spinta al ribasso, ovviamente, è arrivata dalla patria dei folletti, dall'Irlanda. Qui la Borsa è scesa, schiacciata dal tonfo delle banche: Bank of Ireland è arrivata a perdere oltre il 22% mentre Allied Irish bank ha toccato un segno meno del 18,14%. Dopo l'ok al piano di salvataggio, evidentemente, fa paura la crisi di governo. E fa paura anche il futuro degli istituti di credito, come ha dichiarato la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Così i principali listini del Vecchio continente hanno archviato la seduta in ribasso: Parigi ha perso il 2,3%, Francoforte l'1,56%, Londra l'1,4 per cento. Peggiore l'andamento di Madrid: la piazza iberica ha lasciato sul parterre il 2,8 per cento. Giù anche Piazza Affari con il Ftse Mib che ha ceduto il 2,07 per cento. E dall'altra parte dell'Atlantico le cose non vanno meglio: l'S&P500 ha ceduto l'1,43% mentre ilDow Jones perde l'1,27 per cento.
Insomma, i dati legati all'economia reale pubblicati sia in Europa sia negli Usa non hanno sortito gli effetti sperati. Nel Vecchio continente buone nuove erano quelle arrivate dalla Germania. Sono state confermate le stime sul pil tedesco del terzo trimestre: la crescita del Prodotto interno lordo è stata dello 0,7% in linea con le previsoni precedenti. Ma soprattutto, come detto, è aumentato, l'indice pmi manifatturiero di Berlino . Quest'ultimo dato, secondo UniCredit significa che «i problemi del debito nei paesi periferici di Eurolandia non hanno alcun impatto sulle prospettive di crescita sull'intera area». E questo per due ragioni: la prima è che i fondamentali degli investimenti e dei consumi continuano a recuperare; la seconda è che «le tensioni in Eire e Portogallo non hanno portato ad un deterioramento sulle condizioni globali dei mercati finanziari (l'andamento dei prezzi in Borsa, gli spread sui corporate e la volatilità rimangono impostate al sostegno delle crescita)». Purtroppo, però, queste parole oggi non sono state ascoltate dai mercati.