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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2010 alle ore 17:27.
Secondo Deutsche Bank l'effetto domino sui debiti sovrani europei si fermerà alla Spagna
Analisi di Isabella Bufacchi
È un classico caso di bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, quello dell'ultima asta 2010 a medio-lungo termine del Tesoro. Il mercato l'ha etichettata subito come "debole", "modesta", "mediocre", "tiepida" perché i rendimenti dei BTp a tre e dieci anni in offerta sono saliti di 55-54 centesimi rispetto al mese precedente e perché il Mef non ha raggiunto l'importo massimo prefissato di 7 miliardi fermandosi a quota 6,837 miliardi.
Per i traders il fatto che i prezzi assegnati in asta abbiano ceduto pesantemente subito dopo il collocamento sul mercato secondario è stato interpretato come un ulteriore, grave elemento negativo. Eppure, tenuto conto del contesto e cioè della pessima reazione del mercato al pacchetto di misure concordato nel week-end da Ecofin, Eurogruppo, Fmi e Commissione europea per il salvataggio dell'Irlanda e per il nuovo meccanismo permanente di stabilità (il nuovo EFSF), le tre maxi-aste italiane sono andate al meglio di quanto fosse realisticamente consentito.
Quindi è un "benino" che, collocato nel contesto di una giornata drammatica per tutti i titoli di stato dell'eurozona periferica, va letto come "benone". Un "sei meno meno" sul compito in classe nel giorno in cui tutti prendono un'insufficienza. L'Italia arriva sul mercato puntualmente con maxi-aste, con ammontari molto elevati: il fatto che l'importo complessivo raccolto si sia fermato a soli 163 milioni dall'ammontare massimo prefissato dei 7 miliardi, quando sul mercato c'era più voglia di vendere che di comprare, significa che non è poi andata così male.
L'impennata del rendimento va contestualizzata: la volatilità è a livelli record per tutti i titoli di stato dell'eurozona periferica, con spread sui rendimenti che si sono allargati violentemente rispetto ai titoli tedeschi in un giorno in cui il mercato non ha bocciato l'Italia ma un meccanismo di stabilità permanente (European Stability Mechanism) al primo impatto fumoso, privo di dettagli e chiarezze ma contenente una sola certezza: che gli acquirenti dei titoli di stato dell'eurozona rischiano di perdere il capitale. Sul come, per quanto, quando e sul perché delle perdite, Bruxelles ha rimandato tutti alla prossima puntata.
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