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Bernanke: per contrastare la disoccupazione pronti a comprare T-bond per più dei 600 miliardi previsti

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2010 alle ore 11:02.

Il quantitative easing II potrebbe non bastare. C'è la possibilità, infatti, che i 600 miliardi di dollari stanziati dalla Federal Reserve per l'acquisto di titoli di Stato fino a giugno 2011 vengano ampliati. Lo ha detto il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, in un'intervista al programma televisvo 60 minutes della Cbs. L'intervista è andata in onda questa notte (ora italiana) ma è stata registrata martedì, quindi prima che venisse reso noto l'aggiornamento sulla disoccupazione negli Stati Uniti, balzata a novembre al 9,8%, un livello vicino alla soglia psicologica del 10% e ai massimi degli utlimi 26 anni.

Lotta alla disoccupazione
Ed è proprio per contrastare la disoccupazione che l'ammontare dell'allentamento quantitativo potrebbe essere ampliato. «Il tasso di disoccupazione - ha sottolineato il numero uno della Fed - é all'incirca lo stesso di metà 2009, quando l'economia ha ripreso a crescere. Quindi é un motivo di preoccupazione serio. E sembra che al ritmo attuale ci vorrebbero anni prima che il tasso di disoccupazione non torni a livelli più consoni». Bernanke ha poi criticato chi si oppone all'allentamento monetario attraverso l'acquisto di titoli di Stato (dopo che sul fronte dei tassi la Fed ha esaurito le armi avendo praticamente azzerato i tassi da più di un anno), fra cui molti americani dell'area dei repubblicani: «Quello che fanno é di guardare ai rischi e alle incertezze di questa politica, ma quello che penso che non facciano, é di riflettere sui rischi del non fare niente».

«Penso - ha aggiunto - che un tasso di disoccupazione molto elevato per un lungo periodo di tempo che renda i consumatori e le famiglie meno fiduciose e più inquiete sull'avvenire, possa essere la prima fonte di rischio di un nuovo rallentamento dell'economia».

Cresce il divario sociale negli Stati Uniti
Sulle disuguaglianze all'interno della società americana, Bernanke ha detto di vedere con preoccupazione «un'evoluzione molto negativa». «Se voi siete laureato, il tasso di disoccupazione é al 5%. Se avete il diploma delle superiori é al 10%. C'è dunque una grande differenza. Questo porta a una società ineguale e a una società che non ha la coesione che vorremmo».

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Attacco allo yuan
Nell'intervista il numero uno della Banca centrale americana è tornato a pungolare la Cina sullo spinoso tema delle valute, ritenendo lo yuan sottovalutato. Tema di cui si è discusso (ma senza raggiungere un accordo sulle valute) anche al G20 in Corea del Sud del mese scorso.

Per Bernanke la politica cinese di mantenere debole lo yuan non é nell'interesse né degli Usa né di Pechino. «Tenere la valuta cinese troppo bassa fa male all'economia americana perché colpisce i nostri commerci». Ma, ha aggiunto, «fa male anche alla Cina perché, tra le altre cose, non gli permette di avere una sua politica monetaria indipendente. Agganciando la loro valuta al dollaro, i cinesi sono obbligati ad avere la stessa politica monetaria degli Stati uniti».

Tutta questa situazione non va bene - ha sottolineato Bernanke - perché mentre Fed sta mantenendo una politica di supporto all'economia Usa, «la Cina sta crescendo molto velocemente e rischia l'inflazione importando la politica monetaria americana». Secondo il numero uno della Fed, la Cina deve dunque far si che lo yuan continui ad apprezzarsi «a un livello più appropriato» a suoi fondamentali economici.

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