Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2010 alle ore 10:40.
Chiusura in rosso giovedì per tutte le Borse europee. Dopo Francoforte dove il Dax ha chiuso in anticipo con una flessione dell'1,16%, hanno ceduto anche Parigi con -1,03% e Londra con -0,42%. A Piazza Affari, la peggiore tra le borse europee, il Ftse Mib ha perso l'1,45% a 20.173 punti e l'All Share l'1,33% a 20.935 punti, archiviando il 2010 con una perdita rispettivamente del 13,23% e dell'11,49%. La giornata è stata caratterizzata dalla pesante flessione dei titoli bancari e finanziari in tutti i listini europei.
A Piazza Affari Unicredit ha quindi ceduto il 3,13%, Intesa Sanpaoloil 2,29%,Banca Pop Mi il 2,15%, Generaliil 2,07% e Ubi Banca il 2,02%. Male anche la galassia Ligresti nonostante la notizia, arrivata a mercati chiusi, che la holding di famiglia Sinergia ha perfezionato il riscadenziamento a medio termine di debiti bancari per 25 milioni: Fondiaria - Sai ha ceduto il 2,79%,Premafin il 4,26% e Milano Ass l'1,91%. Nel settore energetico Eni ha ceduto l'1,45% mentre si rincorrono le indiscrezioni che la società starebbe negoziando con la brasiliana Petrobras per cedere la partecipazione del 33,34% in Galp Energia per 4,7 miliardi. In flessione anche Enel-1,77%, Tenaris-1,13% eSaipem -0,94%. Le vendite hanno colpito il settore del cemento con Italcementi che ha chiuso in flessione del 3,07% sulle prese di beneficio dopo aver guadagnato oltre il 20% a dicembre eBuzzi Unicemche ha ceduto il 3,01%. Male Telecom Italia (-2,32%). Fra i pochi titoli in controtendenza c'é Fiat il giorno dopo l'annuncio dell'accordo su Mirafiori. che ha chiuso in rialzo del 2,94% in vista dello spin off che da lunedì vedrà quotati alla Borsa di Milano le Fiat spa e Fiat Industrial. Un consensus di analisti mostra che le attese sono per una Fiat spa che quoterà a 7,6 euro e una Fiat Industrial a 9,2 euro. In totale fa 16,8 euro, oltre un euro in più rispetto ai 15,43 euro della chiusura di oggi.
Wall Street chiude piatta Chiusura in territorio negativo per Wall Street. Il Dow Jones perde lo 0,13% a 11.570,39 punti, il Nasdaq arretra dello 0,15% a 2.662,98 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,14% a 1.258,02 punti.
I dati Usa Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono calate nella settimana terminata il 25 di dicembre di 34mila unità a quota 388.000. Il dato è nettamente migliore delle attese degli analisti che puntavano su una flessione di sole 2mila unità. È la prima volta dal luglio 2008 che il livello delle richieste iniziali scende sotto quota 400.000. Da Chicago è arrivato anche l'indice Ism, che misura le attività manifatturiere del distretto economico e che nel mese di dicembre é balzato a 68,6 punti dai 62,5 punti di novembre, arrivando al livello più alto dal 1988. Il dato é migliore delle attese, che erano per un calo a 61 punti. Superiore alle attese anche il dato relativo ai compromessi per l'acquisto di case che a novembre sono saliti 3,5% rispetto al mese precedente, con un calo annuo del 5%.
Dollaro in calo Il dollaro ha continuato a indebolirsi anche oggi contro tutte le principai divise, mentre l'euro si è attestato a cavallo di 1,3880 dollari dopo essere riuscito brevemente a scavalcare quota 1,33 dollari, per la prima volta dal 17 dicembre. A frenare il dollaro ha contribuito l'aumentata propensione al rischio degli investitori che guardano al 2011 con maggiore ottimismo e vanno alla ricerca di asset più redditizi, alla luce anche degli incoraggianti dati macroeconomici americani che confermano i segnali di ripresa. Al termine delle contrattazioni di Wall Street il dollaro è scambiato a 81,490 yen, 0,93490 franchi svizzeri e 0,64847 sterline.
Il bilancio del 2010 di Piazza Affari Ultima seduta, tempo di bilanci per Piazza Affari. La Borsa di Milano chiude in rosso il 2010. Il Ftse All Share, si legge in un comunicato di Borsa Italiana, termina l'anno con una flessione del 10,29% rispetto alla fine del 2009, mentre il calo del Ftse Mib è dell'11,95%. Nel panorama dei principali listini europei la performance della Borsa milanese è migliore solo di quella fatta segnare da Madrid (-17,36%). In lieve calo Zurigo (-0,93%) e Parigi (-2,11%), mentre hanno chiuso il 2010 con rialzi in doppia cifra Francoforte (+15,93%) e Londra (+10,41%).
Le azioni più gettonate Unicredit si conferma l'azione più scambiata di Piazza Affari: oltre un contratto su dieci sul listino azionario è stato concluso su titoli dell'istituto di Piazza Cordusio. Si conferma così il primato dell'azione UniCredit sia per controvalore (173,7 miliardi di euro su 746,3 complessivi), che per numero di contratti (7,4 milioni su 62). Diverso il discorso per quanto riguarda le performance dei titoli. In base a quanto calcolato, la maglia rosa del 2010 delle blue chip è stata Exor (+75%), seguita da Saipem (+53%), Fiat (+43%) e Tod's (+42%). In coda invece l'intero settore finanziario: la flessione più marcata è quella subita da Banca Popolare di Milano (-46%), che precede al ribasso Fondiaria - Sai (-43%), Intesa Sanpaolo (-35%), Banco Popolare (-35%), Ubi Banca (-34%). Giù anche la stessa Unicredit, che chiude l'anno con un -32%.
Argento ai massimi degli ultimi 30 anni Tornando ai mercati finanziari si segnala la corsa delle materie prime e dei metalli preziosi. Questa volta è l'argento ad aggiornare il nuovo massimo degli ultimi 30 anni, toccando quota 30,94 dollari. Il metallo, già sostenuto in Asia a causa dei dubbi sullo stato dell'economia di alcuni Paesi dell'Eurozona, con l'apertura dei mercati europei ha guadagnato ulteriore terreno di riflesso alla persistente debolezza del dollaro e ai tradizionali acquisti di copertura di fine anno. Intanto l'oro spot consolida posizione a 1.413,15 dollari. Anche il rame segna un nuovo massimo storico a Londra, spinto dalle operazioni di «abbellimento» dei bilanci che solitamente caratterizzano le ultime sedute dell'anno e dalla speculazione sulla domanda attesa nel 2011. Il future a tre mesi del metallo rosso all'Lme é stato indicato fino a un massimo di 9.550 dollari per tonnellata, oltre 100 dollari sulla vigilia. A fare da propellente, hanno notato i broker, contribuiscono anche l'accelerazione delle coperture di alcune opzioni in scadenza il prossimo 5 gennaio e il fatto che persiste lo stato di forza maggiore (dichiarato il 20 dicembre) per le consegne della miniera cilena di Dona Ines (la terza più grande al mondo per quanto riguarda il metallo cuprifero). Da inizio anno il rame si é apprezzato di quasi il 30%.
Tokyo chiude in ribasso penalizzata dal caro yen La Borsa di Tokyo ha chiuso l'ultima seduta dell'anno borsistico con una perdita dell'1,12%, a causa principalmente del nuovo rafforzamento dello yen. L'indice Nikkei 225 ha ceduto 115,62 punti a quota 10.228,92 e il Topix è scivolato dell'1,01% a 898,80 punti. In calo i titoli delle società esportatrici, penalizzate dalla moneta forte che rende i prodotti meno competitivi. Nel 2010 il Nikkei ha perso il 3,01%.
Il 2010 delle Borse asiatiche I progressi di oggi permettono all'indice dell'Asia-Pacifico Msci, salito in giornata dello 0,2%, di ritoccare i massimi dal giugno del 2008. Per i listini asiatici il 2010 verrà ricordato come un anno generalmente positivo: la crescita dell'Msci è stata del 14%, trainata soprattutto dai listini dell'Indonesia (+45%), la Tailandia (+40%) e le Filippine (+38%). Ma non mancano le note dolenti come la flessione di Shanghai (-16%) e il sostanziale ristagno di Tokyo (-3%).
Vendite sugli esportatori Come detto la giornata di oggi è stata contrassegnata dalle vendite sui titoli dei grandi esportatori nipponici (Toyota ha ceduto lo 0,9% e Nintendo il 2,4%), a fronte della nona seduta consecutiva di ribasso del dollaro sullo yen, controbilanciate però dagli acquisti sui titoli delle materie prime e del petrolio, saliti in scia all'andamento dei prezzi delle commodities (Bhp ha guadagnato lo 0,9%).
L'inflazione fa rallentare la corsa cinese Sul fronte delle notizie macroeconomiche, si registra un certo rallentamento dell'attività manifatturiera in Cina che ha mostrato una flessione a dicembre, a causa principalmente delle pressioni inflazionistiche sull'economia, dovute all'incremento dei prezzi delle materie prime. L'indice Pmi pubblicato da Hsbc è sceso a 54,4 punti a dicembre dai 55,3 di novembre, attestandosi comunque sopra la soglia dei 50 punti, che divide un'economia in contrazione da una in crescita.