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Finanza e Mercati In primo piano

Perché Zuckerberg potrebbe spiazzare tutti e rinunciare alla quotazione di Facebook

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2011 alle ore 18:55.

Quanto vale veramente Facebook? Quando ci sarà ufficialmente la quotazione? Le attuali valutazioni sulla società sono adeguate o viziate dall'eccesso di entusiasmo? I dubbi e le speculazioni sul futuro della società di Mark Zuckerberg continuano a rincorrersi su blog e quotidiani specializzati. Ancora di più dopo il clamoroso successo dell'operazione di "private placement" messa in atto da Goldman Sachs che ha raccolto la stratosferica cifra di un miliardo e mezzo di dollari. Sul web tengono banco diverse teorie. Una delle più discusse è quella secondo cui alla fine Zuckerberg spiazzerà tutti, rinunciando alla Borsa.

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Il ruolo del secondary market
La febbre per la Ipo di Facebook è originata in gran parte dai cosiddetti «mercati grigi», come secondmarket.com. Il sito dà la possibilità ai dipendenti di società non quotate di vendere le azioni che normalmente gli vengono assegnate dall'azienda. Secondmarket ha fatto la fortuna dei dipendenti Facebook che qui hanno rivenduto le proprie azioni incassando laute plusvalenze. Secondo molti, la società di Zuckerberg (e molte altre startup nell'hi tech) non si sono ancora quotate proprio perché riescono a raccogliere fondi speculando su questi mercati alternativi.

Il 39% delle azioni su Secondmarket è Facebook
Per dare un'idea di questo fenomeno basta dare un'occhiata alle ultime statistiche del sito. Nell'ultimo trimestre dell'anno scorso secondmarket ha gestito transazioni per 158 milioni di dollari. Di questi il 39% è rappresentato da azioni Facebook. La crescita di questi mercati alternativi, secondo diversi addetti ai lavori, è una delle ragioni per cui le migliori start up (soprattutto nel settore hi tech) non si sono ancora quotate. Molti guardano con attenzione all'inchiesta avviata dalla Sec (l'autority dei mercati) che vuole fare chiarezza sul funzionamento di questi mercati. Secondo Matthew Bishop dell'Economist l'eventuale chiusura di secondmarket potrebbe costringere Facebook a quotarsi.

La soglia critica dei 500 azionisti
La previsione più gettonata, che parla di uno sbarco a Wall Street nella primavera del prossimo anno, si basa sul fatto che, entro l'anno, la società supererà i 500 azionisti o investitori. Superata questa soglia la legge impone infatti la registrazione alla Sec (la Consob americana) con conseguente obbligo di rendere pubbliche le informazioni finanziarie. In quel giorno, in sostanza, Facebook vedrà svanire il principale vantaggio del fatto di non essere quotata.

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La personalità del fondatore
Secondo il blogger di Reuters Felix Salmon questa argomentazione non tiente conto di alcuni fattori, come ad esempio la personalità del fondatore e Mark Zuckerberg. «Lui ha sempre voluto essere il ceo della sua società e non ha alcuna intenzione di rinunciarvi - scrive Salmon secondo cui chiunque debba rispondere a una larga platea di azionisti deve prendere in considerazione l'ipotesi di essere sfiduciato. Senza contare poi la pressione che si ritroverebbe a gestire una società valutata 50 miliardi di dollari. Il lavoro di ceo di una società quotata impone un certo grado di esposizione. Bisogna coltivare relazioni con analisti e giornalisti». Insomma il fatto che debba essere costretta a pubblicare i conti non significa per forza che per Facebook l'Ipo sia una strada obbligata. Zuckerberg - è l'opinione di molti - ha dimostrato di essere capace di raccogliere facilmente fondi anche senza la Borsa e l'operazione con Goldman lo dimostra.

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