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Galli (Confindustria): serve un garante per il microcredito

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 18:20.

Un mercato dal forte potenziale, stimabile in almeno quattro miliardi di euro. Ma ancora poco sviluppato in Italia: oggi, secondo gli studi del Comitato nazionale permanente per il microcredito, è fermo appena a quota 50 milioni. La microfinanza nel nostro paese è un fenomeno nato da poco, in attesa di una regolazione definitiva, di denaro e progetti da parte di imprese e banche. Di come dovrebbe evolversi si è discusso oggi alla Luiss di Roma in un incontro dal titolo "La microfinanza quale strumento anticrisi e strategia di sviluppo strutturale sostenibile".

Regole in fase di definizione
Lo stato delle cose viene fotografato da Giorgio Righetti, direttore generale dell'Acri: «Lo scorso agosto è stato varato un decreto legislativo che ha introdotto il microcredito in Italia. Ora è tempo di definire la fase dei decreti attuativi e sul punto stanno lavorando Banca d'Italia e ministero dell'Economia». Sul piatto ci sono varie questioni importanti, ma due soprattutto pesano più di altre: i requisiti di onorabilità necessari per svolgere attività di microcredito e l'assegnazione del ruolo di regolatore del mercato.

Confindustria: serve un garante
Questioni che incideranno molto sull'applicabilità di questo strumento, come sottolinea il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli: «Oggi le imprese che hanno fatto ricorso al microcredito sono davvero poche. Per farle aumentare bisogna agire sul fronte della regolazione: serve un'autorità che disciplini queste attività e che lo faccia in maniera severa, perché ci sono rischi di confondere l'assistenza con l'assistenzialismo». Il dibattito è aperto e, ad esempio, per Righetti è «più opportuno un albo gestito attraverso l'autoregolamentazione, perché consentirà di vigilare meglio su quei soggetti che cercano di ricavare un lucro improprio da questo tipo di attività».

Sono 150 le banche che fanno microcredito
Di certo, però, il mercato esiste e ha un grande potenziale. Gli uffici del Comitato nazionale permanente per il microcredito «hanno stimato attorno ai 4 miliardi di euro la domanda per il nostro Paese», come rivela il presidente del Comitato, Mario Baccini. E sono molte le banche che si stanno muovendo per seguire questo trend. Ne parla Alessandro Messina, responsabile del gruppo di lavoro per il microcredito dell'Abi: «Abbiamo censito circa 150 istituti che ad oggi fanno microcredito. Ma molti stanno pensando di entrarci». Seguendo tre schemi di azione: incorporare il microcredito nella loro linea di business principale, creare unità apposite dedicate al microcredito, cercare partnership con soggetti terzi.

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