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Economia Aziende

Il microcredito è più etnico

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 08:04.

Reni ha aperto un centro estetico, Tibebu, auto-trasportatore, ha acquistato un veicolo più grande, Akash ha inaugurato un piccolo negozio di alimentari, Comfort ha avviato un internet point. Sono bastate poche migliaia di euro (in media 10mila) perché questi progetti dalla carta passassero alla realtà. Sono serviti i microcrediti (finanziamenti inferiori ai 25mila euro secondo la definizione del Fondo europeo degli investimenti) per agevolare la vita di questi imprenditori immigrati.


Diffuso nei Paesi del Sud del mondo, negli ultimi anni il microcredito si sta radicando anche in Europa: nel 2009, stando al rapporto dell'European microfinance network, sono entrati in circolo 828 milioni di euro. Anche se, spiega Luisa Brunori, presidente dell'Osservatorio internazionale per la microfinanza dell'università di Bologna, «nel mondo occidentale è stato interpretato in modo diverso. Ha tenuto il nome, ma spesso ha perso gli elementi fondanti: fiducia, unità di gruppo e centralità delle donne. Il micro-prestito si basa sul dare direttamente fiducia alla persona, senza chiedere garanzie a terzi, e ai gruppi di lavoro che si devono formare, per aumentare il valore economico delle attività e creare capitale sociale».

Secondo l'ultimo rapporto Ritmi (Rete italiana della micro finanza), nel 2009 in Italia su 10 milioni 925mila euro di microcrediti, il 47% (5 milioni 123mila euro) è andato a immigrati. «Sono persone – sottolinea la professoressa Brunori – che, solitamente, hanno già superato difficoltà per arrivare in Italia dimostrando di essere disposti a rischiare. Però sono socialmente fragili, per loro un fallimento potrebbe essere altamente "distruttivo". Bisogna seguirli prima, durante e dopo l'avvio del l'impresa».

Un'attenzione che Extrabanca, nata da poco più di due mesi, cerca di avere. «Siamo strutturati per lavorare con le eccezioni – dice Alberto Rabbia, Chief operating officer di Extrabanca . Teniamo conto del rischio e degli scoring elaborati dal computer, ma valutiamo, per ogni cliente, le sfumature. Abbiamo già concesso qualche microcredito da 10-12mila euro per attività svariate: dal l'acquisto di biglietti aerei per tornare nel Paese d'origine a quello per nuovi arredi in casa e in ufficio».

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Tags Correlati: Alberto Rabbia | Andrea Nardone | Bologna | Credito alle imprese | European | Extrabanca | Fondazione Risorsa Donna | Fondo europeo per gli investimenti | Grameen Bank | Luisa Brunori | Microcredito | Muhammad Yunus | Pangea Onlus | Simona Lanzoni

 

Dai cittadini originari dell'Est Europa (42,3%) e dell'Africa (35,1%) è arrivato il numero più elevato di richieste di finanziamento a Microcredito solidale, società che opera da quattro anni in Toscana. Associazioni no profit (sostenute da enti locali), fondazioni non bancarie ed enti religiosi coprono il 52%dei microcrediti concessi. Anche PerMicro, una realtà con sede a Torino, ha destinato a stranieri la fetta maggiore dei suoi fondi: africani al primo posto (41%), seguiti da asiatici (18%) ed est-europei (17%).

Aprire un'attività è una sfida per tutti. «Per le donne straniere lo è ancora di più – sottolinea Simona Lanzoni, responsabile progettazione di Pangea Onlus –. Da settembre parte il progetto per le imprenditrici latino-americane. Se noi sosteniamo la loro attività in Italia, di riflesso incentiviamo le rimesse che potranno spedire nel loro Paese». Per le donne c'è anche Fondazione Risorsa Donna. Nata nel 2003 in sostegno delle imprenditrici immigrate, da quattro anni ha aperto anche alle italiane. «I microcrediti – spiega Andrea Nardone, segretario generale – hanno permesso l'apertura di un asilo nido, di una lavanderia, di una stireria. In media i prestiti sono intorno ai 10-11mila euro. Il tetto massimo per un progetto individuale è di 20mila euro, di 35mila per una cooperativa di donne. Di tutte le richieste che arrivano, solo il 30% passa l'esame di fattibilità, e di questi uno su tre ottiene un microcredito. Nel 2009 sono partiti 12 progetti».

Dal 2005 al 2009, nelle zone intorno a Bologna, sono nate 86 imprese gestite da stranieri grazie a Micro.Bo con finanziamenti intorno ai 5.800 euro. Bologna, insieme a Modena, potrebbe essere anche la sede del primo progetto italiano di Muhammad Yunus, padre del microcredito in Bangladesh con la Grameen Bank e premio Nobel per la Pace nel 2006, sviluppato con la collaborazione di Luisa Brunori. «Abbiamo concluso lo studio di fattibilità e stiamo chiudendo le pratiche legali e amministrative – annuncia la professoressa – speriamo di farcela in autunno o entro fine anno».
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LA CRESCITA
Le cifre
Il Fondo europeo per gli investimenti definisce microcredito per l'industria il prestito inferiore a 25mila euro. Questa è un'indicazione intorno alla quale le banche, le associazioni no profit, gli enti locali e religiosi si orientano. La media dei prestiti è intorno ai 10-12mila euro e le rate possono andare dai 12 agli 84 mesi (in base all'importo erogato).

I soggetti attivi
I principali promotori di progetti di microcredito sono soggetti privati esterni al mondo bancario, come associazioni no profit ed enti religiosi, che pesano per circa il 52 per cento. Seguono gli enti pubblici (26%) impegnati soprattutto nel microcredito al consumo per le famiglie, italiane e non, in difficoltà, e banche (22%).

I numeri
RICHIESTA POTENZIALE 5 miliardi Secondo il rapporto della Rete italiana di micro finanza (Ritmi) ammonta a questa cifra il mercato potenziale di progetti di microcredito, la maggior parte dei quali trainata da imprenditori immigrati.

CREDITI EROGATI DAL 2005 225 mln €
Valore totale dei crediti erogati in Italia da quando questa forma di finanziamento ha iniziato a diffondersi. Secondo il IV rapporto sul microcredito in Italia, i beneficiari sarebbero circa 20mila.

START-UP IMMIGRATE 5.123.000
Somma di microcrediti erogata in Italia nel 2009
in favore degli immigrati. Si tratta – secondo l'ultimo rapporto della Rete italiana
della microfinanza – del 47% del totale (10 milioni 925mila euro)

MICROCREDITI 2009 564 Numero totale di microcrediti concessi agli immigrati in Italia nel 2009 secondo l'ultimo rapporto dell'European microfinance network. L'Italia è stata il terzo Paese per microprestiti "etnici", alle spalle di Francia e Spagna.
Norme & sentenze
UN CODICE A MISURA DI STRANIERI
Che cos'è il microcredito
L'erogazione di un prestito di piccola entità e senza richiesta di garanzie reali. Nato nei Paesi in via di sviluppo, dove i crediti sono di poche centinaia di dollari, nei Paesi industrializzati si sta diffondendo negli ultimi anni. L'obiettivo è sostenere piccole attività imprenditoriali, già avviate o in fase di lancio, per creare nuovo valore economico e creare capitale sociale.

Come si richiede
Il primo aspetto da curare prima di chiedere un microprestito imprenditoriale (start up o sostegno ad attività già avviate) è la definizione del progetto: fattibile, ben congegnato e sostenibile nel medio-lungo periodo. A seconda del soggetto a cui si vuole rivolgere la richiesta, ci sono moduli diversi da compilare (alcuni direttamente online). Se la domanda supera il primo scoglio, insieme ai responsabili dell'ente che deve erogare il prestito si valutano in dettaglio tutte le voci (importo, rate, eccetera).

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