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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 15:28.
Europa al top da 29 mesi. Mentre a Wall Street il Dow Jones e l'S&P500 hanno segnato i nuovi massimi da giugno 2008. Il tecnologico Nasdaq ha toccato valori che non vedeva dal novembre 2007. E Tokyo viaggia al top da 9 mesi e mezzo.
Le banche tornano a fare profitti con gli asset tossici (di Vittorio Carlini)
I numeri parlano chiaro: anche grazie al balzo messo a segno da inizio anno (+7%) la Borsa americana è tornata sui livelli pre-Lehman (la banca americana fallita nel settembre del 2008), i mercati europei si stanno avvicinando a questa soglia. Quanto all'Europa va detto, inoltre, che l'indice FtsEurofirst 300, uno dei panieri ibenchmark dei listini continentali, è in rialzo di oltre l'82% dai minimi storici di marzo 2009 grazie alla riprese delle economie che hanno beneficiato anche degli stimoli dei governi e delle banche centrali. Insomma, tra alti e bassi, nonostante l'alta disoccupazione negli Stati Uniti e la crisi del debito nell'Eurozona, sui mercati azionari è tornato un certo ottimismo.
Può essere utile guardare l'euro...
Lo dimostra anche l'andamento dell'euro che viaggia oltre quota 1,35, nettamente più in alto rispetto agli 1,2 dollari dello scorso giugno. Perché guardare l'euro? Rispetto al dollaro è considerata una valuta più rischiosa: ne consegue che quando sale vuol dire che sui mercati torna l'appetito verso il rischio. E, quindi, torna la voglia di Borsa.
...e il parametro prezzo/utili
Un altro indicatore utile per provare a capire se le Borse hanno ancora margini per continuare a crescere è il parametro prezzo/utili che misura, appunto, il valore di Borsa di un titolo in relazione agli ultimi utili prodotti dalla stessa società. Più è alto, più il titolo si paga a un prezzo caro e viceversa. In questo momento, nonostante, come visto, le Borse europee sono in crescita da 29 mesi (avendo quindi recuperato quasi completamente lo scotto della crisi finanziaria implosa dopo il crac di Lehman Brothers), lo Stoxx Europe 600 incorpora un p/u di 11, ben sotto la media a dieci anni di 13,7, secondo Thomson Reuters Datastream. Quindi sono in crescita ma i titoli mediamente non sono cari. Anzi sono a sconto.