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Finanza e Mercati In primo piano

La Libia affonda Piazza Affari. Cadono Eni, UniCredit e i titoli dei costruttori. Su petrolio, oro ed euro

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2011 alle ore 12:10.

L'ondata di violenze in Libia (paese sull'orlo di una guerra civile) impatta sull'andamento dei mercati europei. Milano chiude con il Ftse Mib perde il 3,6 per cento. A Parigi il CAC 40 cede l'1,4%, il DAX 30 di Francoforte lo 1,4% e il FT-SE 100 di Londra lo 1,1 per cento.

La Libia è il quarto produttore di petrolio in Africa (scheda)

A Milano preoccupazione per la Libia
Il peggior andamento di Milano, rispetto agli altri listini del Vecchio continente, non deve stupire più di troppo. Diverse blue chip italiane sono esposte sulla Libia e la guerra civile attualmente in atto preoccupa gli investitori. Allo stesso tempo i titoli più esposti hanno un forte peso nel paniere principale. Tra questi Eni che cede il 5,12% e la controllata Saipem (-4,43%). Eni, prima società per capitalizzazione a Piazza Affari, è il primo operatore straniero in Libia, con una produzione giornaliera di 244mila di barili al giorno, il 12,5% del totale della produzione del gruppo, pari a 1,95 milioni di barili al giorno. La Libia è il quarto produttore di petrolio in Africa. Produce 1,6 milioni di barili al giorno, 1,1 dei quali vengono esportati.

In questa situazione, le principali tribù libiche sembrano aver deciso di abbandonare il colonnello. Il capo della tribù Al-Zuwayya, nell'est della Libia, ha minacciato di tagliare le esportazioni di petrolio ai paesi occidentali, se il regime di Tripoli non fermerà «l'oppressione dei manifestanti». Fermeremo le esportazioni petrolifere ai paesi occidentali entro 24 ore, se non cessa la violenza - ha detto ad al Jazeera Shaikh Faraj al Zuway - la tribù vive a Sud di Bengasi, che negli ultimi giorni è stata teatro di sanguinose violenze. Anche Akram Al-Warfalli, leader di un'altra delle principali tribù libiche, Al Warfalla, ha lanciato a sua volta un appello al leader libico Muammar Gheddafi dai microfoni della tv araba: «Al fratello Gheddafi diciamo che non è più un fratello e lo invitiamo a lasciare il Paese». La tribù Al Warfalla vive a sud di Tripoli, dove la scorsa notte sono stati uditi colpi di arma da fuoco.

Le tensioni libiche impattano anche sui titoli del settore costruzioni: Impregilo Ord (presente in Libia da circa 30 anni) perde il 6,17%. Impregilo è impegnata nel territorio libico con opere infrastrutturali del valore di circa 1 miliardo di euro, (circa l'11% del portafoglio). Gli addetti del gruppo Impregilo in Libia sono circa una cinquantina e per ora non é stato emesso alcun ordine di evacuazione nei loro confronti. Male anche Ansaldo Sts (-5,09%), società controllata da Finmeccanica, che ha iniziato le operazioni di rimpatrio dei propri dipendenti.

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Tags Correlati: Africa | Africa del Nord | Akram Al-Warfalli | Al - Jazeera | Bce | Borsa di Milano | Borsa di Tokyo | Central Bank of Libya | Charles Seville | Dati di bilancio | Eni | Europa | Finmeccanica | Giovanni Castellucci | Libyan Investment Authority | Lorenzo Bini Smaghi | Mercato azionario | Muammar Gheddafi | Nymex | Opec | Saipem | Stati Uniti d'America | Unicredit

 

In fibrillazione anche Unicredit che tra i suoi azionisti conta Central Bank of Libya (4,988%) e Libyan Investment Authority (2,594%). Sommando le due partecipazioni, Tripoli è il primo azionista della banca di Piazza Cordusio. Il presidente della Banca centrale libica Farhat Bengdara è vicepresidente di Unicredit.

Rating della Libia declassato da Fitch
Fitch ha declassato il rating del debito a lungo della Libia a BBB da BBB+ e messo sotto osservazione il paese nordafricano per un nuovo possibile ribasso (rating watch negativo). Declassato anche il rating a breve, a F3 da F2. Charles Seville, director della divisione Rating Sovrano di Fitch, ha spiegato l'iniziativa con «l'emergere di rischi politici evidenziati dallo slancio crescente di rivolta popolare che punta a porre fine ai 42 anni di dominio di Muammar Gheddafi. Il rating watch negativo riflette l'ampia gamma di possibili risultati politici». Fitch ritiene di poter risolvere il credit watch negativo in 3-6 mesi. L'agenzia aggiunge che «monitorerà con attenzione gli sviluppi nel paese. La mancanza di una soluzione politica al conflitto e un'escalation di violenza porterebbe probabilmente a un nuovo calo del rating della Libia, soprattutto se la rivolta causasse problemi alla produzione petrolifera».

Sale lo spread BTp-Bund
Non si piega solo la Borsa: sulla scia dell'avversione al rischio verso il Nord Africa soffrono anche i titoli di Stato. Il rendimento dei BTp decennali è salito al 4,80% portando così il diffrenziale rispetto al Bund tedesco, considerato il bond più affidabile dell'Eurozona, a 160 punti dai 155 di venerdì scorso.

L'innalzamento dello spread arriva nella settimana in cui è prevista (venerdì) l'asta di un nuovo decennale, il settembre 2021, con una cedola del 3,75%, ben superiore a quella dell'attuale benchmark marzo 2021 del 3,75%. Trattandosi di un nuovo titolo l'ammontare offerto è atteso (verrà comunicato domani sera) attorno a 4-5 miliardi, cui si potrebbe aggiungere un altro miliardo nella successiva riapertura per gli specialisti. Inoltre nella stessa seduta d'asta verranno offerti il Btp a 3 anni e il CCTeu 2017. Quindi l'ammontare complessivo delle aste potrebbe aggirarsi verso 8/9 miliardi di euro. Le aste sono in agenda il 25 febbario, precedute da quella sul linker BTPei a 10 anni, offerto per un ammontare massimo di 1,5 miliardi.

Sale l'euro
L'euro sulle piazze asiatiche ha segnato un massimo delle ultime tre settimane contro lo yen, sotto la spinta delle crescenti speculazioni che il rialzo delle pressioni inflazionistiche possa spingere la Bce ad alzare i tassi prima delle controparti e questo ha portato gli investitori a puntare sulla divisa comune. L'euro, sospinto anche dalle dichiarazioni di venerdì del membro della Bce Lorenzo Bini Smaghi è salito nella mattinata a Tokyo fino al massimo dal 27 gennaio di 113,98, per poi cedere qualcosa a 113,74. Secondo gli analisti il valicamento di quota 114 porterà nelle prossime sessioni a sondare la soglia di resistenza di 114,50 yen. Contro il dollaro l'euro è indicato a 1,3675, poco variato a 1,3672 della chiusura di venerdì.

Petrolio in rialzo
Si accentuano i balzi in avanti dei prezzi petroliferi, con il barile di Brent che a Londra supera quota 105 dollari per la prima volta dal settembre 2008. Un rialzo da oltre 2 dollari rispetto a venerdì, innescato dall'allargarsi delle tensioni che scuotono il mondo arabo alla Libia, dove durante il fine settimana si sono registrati sviluppi drammatici che stanno proseguendo anche oggi. Nel frattempo negli scambi elettronici sul New York Mercantile Exchange i futures sul greggio in prima scadenza segnano un balzo di 2,15 dollari rispetto alla chiusura di venerdì scorso, con il barile di West Texas Intermediate a 88,37 dollari.

L'oro torna a 1.400 dollari, top da 7 settimane
Il prezzo dell'oro torna a salire sopra 1.400 dollari l'oncia, ai massimi da sette settimane, sulla scia dei disordini in Libia. Sui mercati torna a prevalere la prudenza. Lo spot gold avanza fino a un massimo di 1.403,38 dollari l'oncia ed è quotato 1.401,30 dollari, contro i 1.388,58 dollari di ieri a New York. Anche l'oro Usa sale di 13,60 dollari a 1.402,10 dollari, dopo aver toccato un top di 1.404,30 dollari. L'oro in euro avanza ai massimi dal 18 gennaio a 1.025,85 euro l'oncia. L'argento sale sul nuovo record degli ultimi 30 anni a 33,5 dollari.

Tokyo chiude in rialzo
La Borsa di Tokyo allunga la serie positiva e termina gli scambi in rialzo dello 0,14%, alla prova dell'apertura dopo il weekend di riunioni del G20 Finanza di Parigi. L'indice Nikkei si attesta a 10.857,53 punti, portando a quota sei le chiusure positive consecutive, grazie al recupero registrato nella seconda parte delle contrattazioni.

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